Cause, ricorsi, rimborsi, sentenze 50 anni di lotte al porto di Cervia

Il tribunale dice che il concessionario deve 627mila euro al Comune L’opposizione: «Gestione inhouse frutterebbe 500mila euro all’anno»

Il logoramento dei rapporti istituzionali dura da tempo a colpi di ricorsi legali ma ora sembra avvicinarsi la parola fine, in maniera poco consensuale: a pochi anni dalla scadenza naturale della concessione demaniale rilasciata nel 1971, il Comune di Cervia sembra intenzionato a mettere alla porta il gestore del porto turistico (circa 300 posti barca) per arrivare a individuare un nuovo concessionario con cui ripartire da capo in sintonia. L’intenzione di procedere verso la decadenza della concessione in corso trapela dai corridoi dell’amministrazione ma ufficialmente nessuna conferma: il sindaco Luca Coffari, a capo della task force interna che sta seguendo la pratica, si limita a confermare le inadempienze del gestore (la società Mdc, Marina di Cervia) assicurando l’impegno per garantire una struttura più efficiente ai diportisti. Dall’opposizione arrivano accuse di eccessivo lassismo: per Cervia il porto dovrebbe essere un biglietto da visita impeccabile invece per troppo tempo si è lasciato correre.

L’ultima puntata della telenovela Comune-Marina è andata in scena al tribunale di Napoli in ottobre. Il giudice del capoluogo partenopeo, dove è stata trasferita la sede della concessionaria, ha respinto il ricorso della società confermando quanto già espresso dai giudici ravennati: la Marina deve 627mila euro all’amministrazione pubblica per non aver adempiuto a diversi obbighi nella gestione del porto nel periodo dal 1986 al 2014. «Dopo le sentenze di Ravenna erano stati fatti i pignoramenti sui conti correnti – spiega Coffari – e ora con questa sentenza è stato dato il mandato alle banche di pagare la cifra. Non è ancora nelle casse del Comune per questioni tecniche ma è da considerare incassata». Il contenzioso ha riguardato più aspetti che fanno parte della convenzione tra Comune e Mdc ma soprattutto il dragaggio dell’asta canale: di competenza di Mdc ma mai fatto, secondo il Comune. «Non abbiamo – replicano dal porto – il dovere di dragare la limitata parte interna dell’asta del canale, ma solo di garantirne la navigabilità. Se ciò avviene naturalmente non si prospetta nessun obbligo, come stabilito dal perito del tribunale». In un comunicato stampa di fine ottobre l’ente pubblico ha messo in fila il riepilogo delle principali inadempienze: «Ha fornito servizi qualitativamente inferiori e ha provocato disservizi, ne sono testimonianza le decine di segnalazioni e le denunce pervenute negli anni dall’utenza e gli accertamenti effettuati dalle autorità competenti; ha applicato tariffe determinate unilateralmente in misura nettamente superiore all’andamento del tasso di inflazione; non ha curato in modo adeguato la manutenzione delle strutture e degli impianti; ha violato in diverse occasioni norme tributarie ed edilizie».

Circostanziate lamentele all’indirizzo di Mdc arrivarono lo scorso agosto da Cerviamare e Servimar, la coop che tutela gli utenti diportisti e il cantiere navale che ha sede all’interno del porticciolo, replicando agli annunci di Mdc. Il consigliere delegato Roberto Sabatini (erede della famiglia che nel 1971 costruì il porto) presentò un piano di investimenti per la rinascita: un paio di anni per «un porto a cinque stelle» con la riqualificazione dell’ultima parte dell’approdo e del fabbricato che ospiterà nuove attività commerciali, più verde e una «passeggiata aerea che consentirebbe il rispetto della privacy dei clienti mentre i turisti visiterebbero la darsena da una posizione sopraelevata». Cerviamare e Servimar risposero parlando di un porto che mancherebbe di servizi fondamentali e basilari, pur chiedendo tariffe più elevate che altrove. La replica fu al veleno: «Cerviamare oltre a non avere rapporti con Mdc pare abbia come unica attività l’istigazione alla morosità di alcuni clienti del porto. C’è un contratto d’affitto con durata pluriennale, accettato e sottoscritto e ci sono tariffe portuali, che vengono decise dal Marina di Cervia, come sancito dall’articolo 4 del contratto. La recente decisione della Corte di Appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado di Ravenna che condannava trenta clienti del porto al pagamento delle tariffe richieste dalla Mdc».

Di fronte alla sentenza napoletana qualcuno vede una vittoria a metà. È Paolo Savelli, sfidante di Coffari alle amministrative 2014: «Difendersi nei ricorsi costa risorse economiche ma anche di impegno e ha lasciato il porto da anni con una gestione carente che non fa bene all’immagine della città. Sembra quasi che le ultime amministrazioni non abbiano voluto affondare il colpo». I primi problemi arrivarono che il porto era nato da poco: «Per i crediti vantati dal Comune fino al 1987 si arrivò a un accordo in perdita per le casse pubbliche». Il consigliere comunale di opposizione ha le idee chiare: «Secondo stime attendibili una gestione efficiente del porto potrebbe portare 500mila euro di entrate pulite. Credo che la cosa migliore da fare sarebbe la decadenza della concessione a Mdc, la gestione inhouse del porticciolo per completare tutte le opere che mancano e rimettere in piedi il suo funzionamento in modo da renderlo più appetibile per cercare un nuovo gestore».

Una sorta di tutti contro tutti che pare ormai giunto all’epilogo finale. Un procedimento per la decadenza della concessione era già stato avviato nel 2013 poi archiviato a settembre 2015. «L’archiviazione del precedente procedimento è stata adottata solo per motivi formali, cioè per istaurare un nuovo procedimento ed un nuovo confronto con Marina di Cervia su tali diversi presupposti», spiega il Comune.

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