Emergenza profughi, l’assessore: «Non possiamo lasciare gente per strada»

Piaia: «Ma è difficile: come mai non riusciamo a trovare affitti tra i privati? E le tende non possono diventare una soluzione»

«Ne arrivano continuamente, non possiamo lasciarli dormire per strada ma è difficile trovare sistemazioni». L’emergenza pakistani c’è e le parole di Giovanna Piaia, assessore comunale ai Servizi sociali, la certificano. Il tavolo delle povertà coordinato da Palazzo Merlato si sta muovendo per dare un posto letto sotto un tetto agli uomini che sono accampati in viale Berlinguer (vedi articoli correlati) e lì sono da settimane. «Stiamo cercando di fare sistema mettendo in rete le disponibilità di tutto il mondo del volontariato. Anche chi ha solo due o tre posti può dare un aiuto fondamentale. E anzi preferiamo le sistemazioni in numeri ridotti per facilitare l’accoglienza». Anche se in alcuni casi è difficile trovare disponibilità: «Come mai non riusciamo a trovare persone che diano la casa in affitto nemmeno se hanno la garanzia di un contratto firmato con il pubblico?».

Ecco allora la rete dei posti letto finora reperiti e utilizzati (un protocollo con l’Ausl prevede per ognuno un checkup medico prima dell’inserimento in strutture): al dormitorio di via Torre, con la Caritas tra le suore di clausura e la parrocchia di Mensa Matellica, con l’associazione Romania mare e infine nei dormitori pubblici della città. L’ultima risorse messa in campo è l’abitazione dietro alla sede della protezione civile. Punti sparsi sul territorio che richiedono impegni per gli spostamenti: «I trasferimenti sono una problematica importante».

E le tende che il Comune acquistò per l’emergenza freddo alcuni anni fa? Piaia lavora per evitarne l’utilizzo: «Le abbiano, sono state un acquisto importante, potranno sempre essere utili per le emergenze ma non possiamo rischiare che diventino una soluzione abitativa».

Il paradosso è l’accoglienza dei primi arrivati nei mesi scorsi potrebbe aver creato un effetto richiamo. L’assessore ne è consapevole: «Fin quando la stagione era buona abbiamo tardato ad aprire i dormitori ma ora non si può pensare di lasciare queste persone al freddo. Cittadini e associazioni ci sollecitano a prenderci cura di loro».

Ma a un certo punto bisognerà mettere un freno «perché altrimenti va allo stremo tutto un mondo fatto di risorse preziose: i volontari devono trovare soddisfazione in quello che fanno ma ora stanno lavorando davvero oltre le loro forze e posso solo ringraziarli».

Senza dimenticare che ci sono anche altre situazioni delicate che vanno prese in cura: «La nostra città ha già una importante dimensione di bisogno sociale, dobbiamo essere oculati su come spendiamo le risorse a disposizione». Nel frattempo l’urgenza resta l’emergenza pakistani: l’obiettivo a cui lavora il coordinamento è farli arrivare all’hub di Bologna perché li prenda in gestione.

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