Continua la querelle tra democratici e Pri sulla petizione in Comune
Non è pensabile, secondo De Pascale, «scaricare sui Sindaci la responsabilità di negare a tantissime persone il riconoscimento dei propri diritti e del proprio amore, mettendoli di fronte ad un quadro normativo incerto (ci sono sentenze che obbligano a trascrivere e pronunce di segno opposto) e indegno di un paese civile. Reputo positiva la mediazione raggiunta con il ddl Cirinnà e quindi, in caso di mia elezione, a questa mi atterrò. Se, al contrario e per l’ennesima volta, il Parlamento si dimostrasse incapace, trascriverei nell’unico registro disponibile».
Restano fermi su posizioni contrarie, invece, gli alleati del Pri. «Ad oggi la legge italiana non ammette matrimoni omosessuali e teorizzare che qualche accettazione parziale con finte celebrazioni permetta di alzare la sensibilità per ottenere nuove disposizioni del Parlamento non sta in piedi – scrivono in una nota il vicesindaco Giannantonio Mingozzi e i consiglieri repubblicani Alberto Fussi e Roberto Ravaioli –. Nessun gesto simbolico può far parte di una battaglia laica e di civiltà se il Parlamento della Repubblica non decide di affrontare il problema e di legiferare in materia; le istituzioni pubbliche e i Sindaci rispettino leggi e Costituzione perché in caso contrario non opererebbero come ufficiali di governo. Un conto è chiedere al legislatore che si provveda nelle sedi parlamentari, tutto il resto crea confusione, pur ricordando come la condizione di coppia omosessuale sia riconosciuta e tutelata dalla stessa Corte Costituzionale.
Il matrimonio è un’altra cosa e nessuno può andare oltre la legge».
Tra i firmatari della petizione c’è anche la candidata della lista di sinistra alterantiva al Pd Ravenna in Comune, Raffaella Sutter, che in passato aveva già ribadito la propria intenzione a trascrivere le nozze gay celebrate all’estero nel caso dovesse diventare sindaco di Ravenna.