Dopo la caduta di un palo le verifiche di staticità hanno evidenziato la situazione di pericolo: uno già smontato, altri sei entro 30 giorni
La necessità della rimozione dei pali è stata comunicata da Roberto Fagnani, assessore comunale ai Lavori pubblici, rispondendo in consiglio comunale ai questioni time presentati dai consiglieri Alberto Ancarani (Forza Italia) e Alvaro Ancisi (Lpr) proprio in relazione all’incidente dei giorni scorsi. Fagnani, recentemente entrato in giunta con le principali delega dello scomparso Enrico Liverani, ha poi fatto sapere che Palazzo Merlato ha già inviato la contestazione formale alla Cpl Concordia, la coop emiliana che nel 2013 si aggiudicò l’appalto ventennale da 38 milioni di euro per la pubblica illuminazione. Si profila un braccio di ferro tra ente pubblico e società privata per attribuire le responsabilità del crollo. Il contratto, secondo quando spiega anche Fagnani, concede tempo fino al 2018 per completare le verifiche di staticità sulle opere installate. E la Cpl ha già fatto sapere che sono in corso gli accertamenti per individuare le cause di quel crollo.
Resta un dato di fatto: dopo quindi anni solo due lampioni su dieci sono ancora sicuri. «C’è dunque da chiedersi cosa possa essere successo, di non attribuibile a responsabilità tecniche ed umane, perché un impianto di soli 15 anni di vita debba essere rottamato, dovendo ringraziare la provvidenza perché, facendone cadere un palo senza danni alle persone, qualcuno se n’è fortunatamente accorto», commenta Ancisi. Che all’assessore ha rinnovato la propria richiesta «perché integri le sue puntuali risposte con la verifica se l’affissione a vela di uno stendardo di Ravenna Capitale della Cultura sulla vetta di un palo della luce, forse la principale concausa della sua caduta, sia abusiva, come sostengo, dovendosene dunque ricercare le responsabilità all’interno dell’apparato comunale». Sui pali infatti da tempo erano affissi stendarsi di ampie dimensioni che promuovevano la candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura per il 2019 e in seguito, mancato quel traguardo, promuovevano il titolo di capitale italiana della cultura 2015.