Un 30enne pachistano residente a Ravenna è indagato dalla direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bologna con l’accusa di avere addestrato o fornito istruzioni per compiere atti di violenza con finalità terroristiche tramite l’uso di esplosivi e armi almeno fino all’8 febbraio. Lo si legge sul sito internet dell’agenzia Ansa.
Il pachistano, con moglie e figli, faceva l’operaio in una cooperativa ravennate di servizi e dal settembre 2013 ha un permesso di soggiorno ma dal novembre 2014 si trova ai domiciliari dopo l’arresto dei carabinieri avvenuto per violenza sessuale su una prostituta, presumibilmente costretta a un rapporto sessuale non protetto sotto la minaccia di un coltello. Per questo il 30enne è stato condannato a quattro anni e mezzo, ridotti a due anni e otto in appello ed è ora in attesa della Cassazione. È indagato alla luce della consulenza tecnica disposta sul materiale informatico sequestrato dalla Digos il 9 marzo a casa sua.