La versione del 22enne presunto killer del compagno 55enne Litigio per gelosia dopo una notte trascorsa fuori dal giovane
Il più anziano aveva preso in affitto l’appartamento da una decina di giorni come alloggio per la stagione estiva da cuoco in un albergo di Cervia: l’uomo ospitava il giovane compagno, con cui conviveva da circa un anno nel Ferrarese, che avrebbe dovuto lavorare a sua volta nella ristorazione in riviera. All’origine della tragedia, come detto, un litigio scatenato da questioni di gelosia. Scoppiato in mattinata quando alle 9.15 Colopi è rientrato dopo aver passato fuori la notte e Tani lo ha rimproverato riprendendo la discussione avuta già la sera prima quando il ragazzo era uscito contro il parere del compagno.
Durante quel tentativo di allontanamento senza meta per primo ha contattato un altro avvocato, il riminese Stefano Paolucci che lo aveva difeso un mese fa in una querela per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni (sette mesi, pena sospesa) maturata durante un movimentato controllo di polizia a Cesenatico in cui Colopi era in condizioni di ebbrezza. «Prima qualche messaggio su Whatsapp privo di senso, poi una telefonata in tarda mattinata – ricorda Paolucci –. Ma davvero non sono riuscito a capire nulla. Colopi era agitato, confuso, non rispondeva a domande e parlava a ruota libera senza un filo logico, ripeteva continuamente “Non volevo farlo”. Sostiene di aver agito per difendersi». Sulla dinamica esatta si è concentrata buona parte dell’interrogatorio.
Una situazione delicata perché Colopi manifestava l’intenzione di suicidarsi e Paoloucci si trovava a metà tra la deontologia dell’avvocato e il senso civico del cittadino che deve collaborare con le forze dell’ordine: «Formalmente non c’era un mandato di incarico quindi non ero il suo legale ma questo non cambiava le cose, la situazione era difficile. Ho cercato di convincero a costituirsi prima possibile gestendo i contatti telefonici anche con i carabinieri che stavano indagando e quando li ho contattati erano già sulle sue tracce. Costituirsi, in ogni caso, era nel suo interesse anche in vista del procedimento processuale».
In mattinata, a 24 ore dai fatti, gli inquirenti hanno tenuto una conferenza stampa in procura per fare il punto, sostanzialmente confermato quanto già emerso a ridosso dell’omicidio. «L’ammissione fornita dal sospettato – ha spiegato il sostituto procuratore Stefano Stargiotti affiancato dal procuratore capo Alessandro Mancini – è arrivata a sostenere un quadro indiziario che avevamo già ben chiaro, aggiungendo dettagli a una ricostruzione già fatta. Continueranno le indagini per accertare meglio i contorni».
Quello del cuoco ferrarese è il primo omicidio del 2016 in provincia di Ravenna. Il 2015 si era chiuso con due delitti tuttora irrisolti: quello di Vincenzo Chianese, metronotte ucciso in una cava a Fosso Ghiaia durante un turo di perlustrazione il 30 dicembre e quello di Mor Seye, senegalese venditore ambulante abusivo ammazzato con cinque colpi di pistola alla schiena l’11 settembre a Casalborsetti mentre pranzava sulla spiaggia.