Da Dell’Utri agli affari con le coop rosse, la scalata dei Pizzimbone tra i rifiuti

Ecco chi ha vinto l’appalto Hera da 40 mln per la raccolta a Ravenna Il business in Sicilia poi il boom comprando un ramo Manutencoop

Hanno le mani nella monnezza, per fare affari, da una trentina d’anni. Prima di mettersi in proprio si sono fatti le ossa entrando entrambi con un diploma da geometra in una cooperativa piemontese vicina al cardinale Tarcisio Bertone. E, sempre in tema di conoscenze altolocate, non è un segreto la loro amicizia con Marcello Dell’Utri, l’ex senatore fondatore di Forza Italia che sta scontando in carcere a Parma una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. I fratelli Pizzimbone – nati a Savona a distanza di tre anni uno dall’altro (Giovanni Battista nel 1966 e Pier Paolo nel 1969) – sono i fondatori del gruppo Biancamano che tiene i fili di Ambiente 2.0, il consorzio decretato vincitore dell’appalto biennale 2016-17 bandito da Hera (rinnovabile per altre due annualità) da 40 milioni di euro in totale per la gestione della raccolta e trasporto rifiuti, delle isole ecologiche, della pulizia spiagge e dello spazzamento strade nei diciotto comuni in provincia di Ravenna. L’aggiudicazione dell’appalto risale a gennaio ma la società consortile ha cominciato la sua piena operatività solo da aprile perché la stazione appaltante in via cautelativa aveva concesso una proroga al precedente gestore – il raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) guidato dalla cooperativa ravennate Ciclat Trasporti Ambiente – che è arrivato secondo nell’ultima gara e ha presentato ricorso per chiedere l’annullamento dell’assegnazione.

Fusione in vista contro la crisi
Dal suo sito internet la Biancamano si definisce «il partner ideale per gli enti locali». Si presenta come «il primo operatore privato nel settore dei servizi di igiene urbana in Italia che svolge ogni giorno attività indispensabili per la qualità di vita dei cittadini, contribuendo allo sviluppo culturale, economico e anche turistico del Paese». Fondata nel 2004, è una società per azioni quotata in Borsa dal 2007 con un fatturato che nel 2014 si è avvicinato a 150 milioni di euro. Il pacchetto di maggioranza è in mano a una società del Lussemburgo riconducibile al maggiore dei fratelli Pizzimbone. «La società con sede a Milanofiori – si leggeva di recente su La Stampa – ha registrato nei primi nove mesi del 2015 un calo dei ricavi da 107,7 a 89,46 milioni di euro. Il patrimonio netto del gruppo è negativo per 6,59 milioni (lo era già per 4,69 nel 2014). Ai danni della società, che ha debiti scaduti per 110,4 milioni di euro, sono state avviate azioni giudiziarie per il recupero di crediti pari a 65,94 milioni di euro. Di questi 45,82 milioni sono stati definiti prima d’ora, 13,65 milioni sono in corso di definizione e contro 6,46 milioni è stata presentata opposizione». Biancamano ha chiesto alle banche una ristrutturazione del debito finalizzata alla fusione con Kinexia, altro big del settore, per dare vita al gruppo Waste Italia. Il closing dell’operazione era atteso nel primo quadrimestre 2016 ma il 31 marzo scorso una nota congiunta delle due società sposta il termine al 31 dicembre prossimo. Tra i motivi dello slittamento c’è proprio l’allungamento delle tempistiche necessaria per la complessità delle trattative avviate da Biancamano con gli istituti finanziatori. Alla luce di questo è stata posticipata a giugno la riunione del consiglio di amministrazione che era in programma il 14 aprile per l’approvazione del bilancio 2015.

Il braccio operativo
I due fratelli Pizzimbone fondarono la Biancamano per l’acquisizione di due società: la Ponticelli e la Aimeri di Cuneo. Quest’ultima in quella operazione venne trasformata in Aimeri Ambiente con sede a Rozzano e da allora è la società principale nonché il vero braccio operativo della Biancamano che la controlla al 100 percento. Nel 2012 la Ponticelli si fonde dentro Aimeri. Che oggi – secondo il suo sito internet – serve 245 comuni sparsi in dieci regioni garantendo servizi per 1,6 milioni di persone con quasi 2.900 mezzi e 1.800 dipendenti. Il suo presidente, Francesco Maltoni, un anno fa durante un’audizione di fronte alla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, parlò di un fatturato 2014 sceso a 135 milioni dai 240 ante crisi. Aimeri Ambiente è la capogruppo del già ricordato consorzio Ambiente 2.0 in cui rientra anche la Pianeta Ambiente (società esterna al gruppo Biancamano ma il cui socio finanziatore risulta la Biancamano) e che si è aggiudicato l’appalto di Hera presentandosi in Rti con la coop sociale Orso Blu. Ma, come detto, la cordata Biancamano-Aimeri dovrà vedersela con il ricorso presentato dalla Ciclat Trasporti Ambiente (identico scenario che si sta proponendo in altre realtà in Sardegna).

La discarica d’oro
Una parte importante nel boom della Biancamano è rappresentata dalla discarica Ponticelli a Imperia, gestita dall’omonima società acquisita come detto dai Pizzimbone. Le vicende di quell’area, dove dai primi anni ’70 vengono stoccati i rifiuti e considerata ormai esaurita, attirano anche l’attenzione de L’Espresso nel 2008 con il lavoro firmato da Gomez-Malagutti intitolato “Premiata ditta monnezza”. Per la Ponticelli, nonosante le perplessità, arrivarono autorizzazioni seguite da una serie di proroghe. La procura aprì anche un’inchiesta: il processo per abuso d’ufficio relativo all’incremento si è chiuso nel 2014 con sette assoluzioni perchè i fatti, risalenti al 2008, non sussistono. Nell’udienza preliminare era già stato prosciolto Pier Paolo Pizzimbone. Secondo la pubblica accusa l’autorizzazione data dalla Provincia all’incremento della discarica sarebbe stata illegittima, perché non preceduta da verifiche sulla stabilità della stessa. La difesa ha, invece, dimostrato che l’autorizzazione regionale era stata data previa valutazione positiva e che la Provincia non aveva fatto altro che recepire questo dato.

Dal profondo sud agli affari con le coop emiliane
I primi affari da fregarsi le mani, quelli che spianarono la strada della Biancamano per diventare l’attuale colosso, arrivarono al Sud, in Sicilia o ancora più giù sull’altra sponda del Mediterraneo. In alcuni casi con uno strascico di sospetti sollevati dalle istituzioni locali. Nel 2008 il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, rese pubbliche tutte le sue perplessita sull’appalto per la gestione dei rifiuti nell’Ato Ambiente Caltanissetta 2: ribasso dello 0,1 percento su una base di 22 milioni di euro e un solo partecipante, il gruppo Biancamano, perché il fatturato richiesto dal bando escludeva le società che in precedenza avevano l’appalto anche se si fossero consorziate. A Caltagirone il ribasso era stato addirittura più sottile: 0,0014 percento sulla stessa base d’asta. È sempre del 2008 una importante commessa estera: lavori a Bengasi, in Libia, poco dopo l’accordo di collaborazione siglato tra l’allora primo ministro Silvio Berlusconi e il colonnello Gheddafi. La svolta nel nord Italia per Biancamano risale al 2009 quando per 30 milioni di euro acquisisce Msa, ramo aziendale di Manutencoop attivo nel settore ambientale, e così facendo duplica il fatturato di allora.

Tra l’amore di Barbara d’Urso e la stima di Marcello Dell’Utri
Giovanni Battista e Pier Paolo sono figli di Emanuele Pizzimbone, ingegnere morto l’anno scorso a 82 anni. Era stato un dipendente pubblico a Vercelli negli anni Ottanta e Novanta ricoprendo anche incarichi nel Partito socialista. Per un appalto in una discarica del nord Italia finì sotto inchiesta ai tempi di Mani Pulite uscendone assolto senza macchie. Pier Paolo, il più giovane dei due Biancamano Boys, vicepresidente del gruppo, è quello che ha goduto di più esposizione mediatica. Per le attività economiche, per la politica e per il gossip. Si è guadagnato le copertine dei rotocalchi per le relazioni con la soubrette Stefania Orlando e la conduttrice Barbara D’Urso. A gennaio 2009 il settimanale Chi mise in copertina le foto di una settimana bianca a Saint Moritz dove l’imprenditore sarebbe andato con un jet privato. Pizzimbone smentì la circostanza del volo e sulla conduttrice di Domenica Live disse: «Ritengo Barbara una cara amica che stimo molto sia a livello professionale che umano. Ho avuto modo di conoscerla e di frequentarla e la ritengo una bella persona, cosa non facile soprattutto nell’ambiente dello spettacolo». Il curriculum di Pier Paolo Pizzimbone vanta anche un’ampia parentesi politica. «La sua vera grande passione – si legge sul sito personale dell’imprenditore dove compare più di una foto in compagnia di Berlusconi – che si concretizza nel 2004, anno in cui fonda insieme al fratello, “Il Circolo di Imperia”, associazione culturale, promossa dal senatore Marcello Dell’Utri, attraverso il quale si realizzano e promuovono importanti avvenimenti culturali e politici. I suoi valori e i forti ideali liberali e democratici lo fanno, quindi, avvicinare sempre di più a Forza Italia». Infatti a luglio 2007 inaugura 33 dei cosiddetti circoli del Buongoverno sulla riviera ligure e viene nominato, da Dell’Utri in persona, tra i trenta membri del direttivo nazionale dei circoli del Buongoverno: «Sono orgoglioso di poterne far parte – disse sulla stampa all’epoca –, anche come dimostrazione che i rapporti di amicizia con il senatore Dell’Utri sono solidi e che godo della sua stima. Spero di ricambiarlo non solo con l’impegno che sto mettendo, ormai da quasi quattro anni, ma anche con risultati soprattutto a livello locale». Nel 2008 si dimette dagli incarichi nelle aziende e si candida al Parlamento con il Pdl nella circoscrizione Sicilia 2. Nel 2012 è proclamato deputato in sostituzione di Antonino Salvatore Germanà. Su Youtube si trovano diversi video di sue interviste e interventi televisivi. Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta lamentò una questione con cui più volte il gruppo ha dovuto fare i conti in seguito: l’annoso ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione che stritola le imprese.

Boss in incognito
Anche il fratello maggiore, Giovanni Battista, si è guadagnato il suo momento di celebrità sul piccolo schermo. Nel 2014 partecipò al docu-reality “Boss in incognito” in cui si finse dipendente della sua stessa Biancamano per lavorare fianco a fianco con i veri lavoratori cui spettano le mansioni più umili e ignari del nuovo collega. Poche settimane dopo finì agli arresti domiciliari: si presentò lui stesso alla procura di Trani che indagava per una presunta turbativa d’asta nella gara di appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti del Comune di Andria (Bari). Il tribunale ordinò subito dopo l’immediata revoca della misura cautelare.

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