Inventano un credito di 30 milioni di lire e minacciano un 57enne: due arresti

Anche una telefonata anonima che vantava contatti con la ‘ndrangheta. In manette due conviventi dopo un incontro-trappola

La voce di un uomo con accento calabrese vantava contatti con la ‘ndrangheta e minacciava ritorsioni sulla famiglia se non avesse saldato un debito di 30 milioni di lire risalente a 27 anni fa. È stata la telefonata anonima che ha convinto un 57enne faentino a rivolgersi ai carabinieri per denunciare le pressioni che stava subendo da una coppia di conviventi da un paio di settimane: fino a quel momento aveva ignorato la cosa, forte del fatto che non esisteva alcun debito legalmente riconoscibile. Ma i toni si stavano alzando e l’insistenza cresceva. È bastato organizzare un incontro a casa della vittima della tentata estorsione per la consegna di duemila euro e sono scattate le manette per i due conviventi, un 74enne di Solarolo e una 56 enne veneta con alcuni precedenti simili. Accertamenti in corso per individuare chi abbia fatto la telefonata.

La vittima e il presunto estorsore si conoscevano di persona. I due arrestati si sono presentati a casa dell’uomo a Faenza a metà maggio parlando con il figlio che era l’unico presente al momento. Poi hanno fatto visita al 57enne anche sul suo lavoro a Bologna. Facendo riferimento a prestiti avuti dal faentino quando la sua vecchia attività commerciale era in difficoltà, sostevano che da allora dovessero ancora riavere le loro somme. La richiesta era di 16mila euro al cambio. Da quel momento numerosi sms di minacce di varia natura, due lettere anonime in un italiano sgrammaticato e infine la telefonata.

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