Pestaggi alle prostitute che non pagano Al vertice del racket una ex lucciola

Quattro persone fermate dopo tre raid sull’Adriatica a Savio: volevano 100 euro al giorno. In carcere una 35enne, figura di spicco del giro

Nel mondo grigio di chi vende sesso in strada e di chi fa business con il racket della prostituzione, nelle piazzole o nelle aree di servizio del tratto romagnolo della statale Adriatica, la conoscono tutti e molti la temono. La chiamano “la bulgara” senza fare il suo nome. Che però gira nei faldoni degli investigatori da quindici anni almeno. Perché la 35enne Kameliya Vasileva ne ha fatta di strada e si è fatta una fama: ha conosciuto la vita sul marciapiede e l’ha lasciata per arrivare, insieme alla sorella Antonaeta (33), ai vertici di un sodalizio criminale che controlla una fetta del mercato e cerca di espandersi. Una matrona, rispettata dai rivali. Così sono convinti gli inquirenti: la donna ora è in carcere insieme al compagno Rumen Chakarov (35) e al cognato Svilen Genkov Iliev (42) per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare arrivata al termine di un’operazione dei carabinieri di Cervia e Savio che hanno aggiunto un tassello al lungo elenco di episodi annotati dalle caserme e dalle questure della zona della Romagna. La convinzione degli investigatori è di poter imbastire un castello accusatorio pesante che non si fermi alle recenti circostanze ma si annodi al passato fatto di denunce rimaste senza conseguenze.

Il fermo di polizia giudiziaria per indiziato di delitto è arrivato nel pomeriggio del 16 giugno nella camera di un albergo di Cesenatico dove i quattro, senza una fissa dimora in Italia, erano alloggiati. All’alba di quello stesso giorno si era verificato l’ultimo di una serie di tre episodi (il 15 e l’8 gli altri due) a loro attribuiti dai militari: tentativi di estorsione, conditi da esplicite minacce di morte mostrando coltelli e pistole e violente percosse con bastoni, ai danni di prostitute e transessuali. Veri e propri raid nel cuore della notte: «Siamo noi i capi adesso», è la frase che le vittime hanno sentito pronunciare dalle persone scese da una Mercedes e un’Audi per chiedere il pizzo. Per stare sulla strada – nel caso specifico sotto indagine un’area di servizio a Savio sulla corsia in direzione sud poco dopo la fine del tratto a quattro corsie – pretendevano 100 al giorno da chiunque. Senza mostrare timore di fronte alla promessa di denuncia alle autorità. Senza mostrare pietà verso la trans che si era ribellata: presa a calci e bastonate in strada con lesioni interne e una prognosi di venti giorni. Senza mostrare incertezze quando hanno rubato anche la borsetta di una delle ragazze. Le vittime che si sono rivolte ai carabinieri sono una decina, dicono di non aver mai pagato. Ma altre indagini in passato avrebbero fatto emergere l’esistenza di veri e propri rapporti commerciali con altri gruppi rivali che preferivano pagare la quota facendo un calcolo costi-benefici per l’attività illecità: «Nel mondo criminale la pace ha un prezzo che a volte per qualcuno conviene pagare», sintetizza il capitano Andrea Giacomini, comandante del nucleo operativo radiomobile di Cervia Milano Marittima.

I riscontri raccolti dall’Arma parlano di blitz con sei persone su due auto ma altre testimonianze arrivano a sostenere di casi in cui la banda arrivava anche in dieci su tre vetture. Le auto erano sempre le stesse: riconoscendole in tempo alcune ragazze si sono rifugiate nel bar vicino evitandosi il peggio. I primi indizi forniti da chi ha subito le spedizioni punitive hanno messo in moto i carabinieri verso il gruppo dei bulgari, dovendo fare i conti con la difficoltà di reperire informazioni genuine in un contesto in cui spesso le accuse sono mosse come ritorsioni. In uno dei tre casi sotto inchiesta una trans con il telefonino è riuscita a registrare di nascosto una conversazione con minacce, un elemento importante per le indagini. Le sorelle Vasileva erano già note. Mentre i due uomini erano entrati da poco in Italia e non parlano italiano. L’ipotesi investigativa è che fossero venuti qua proprio per fare il lavoro sporco sulla strada coordinati dalle donne e poi rientrare in patria contando su questo come via di fuga per evitare guai. Di fronte alle foto delle quattro persone fermate è arrivato il riconoscimento delle vittime.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CGIL BILLB REFERENDUM 09 – 16 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24