«Respinto dalla disco perché mulatto» «No, scambiato per un facinoroso»

Lo sfogo di un 21enne: «Ho pianto». La direzione del locale gli telefona, si scusa e lo invita per una serata con gli amici

Respinto all’entrata di una discoteca sul litorale ravennate perché mulatto. È l’episodio denunciato su Facebook da uno studente universitario di 21 anni all’indomani di un sabato sera con gli amici a Marina di Ravenna. Per la direzione del locale, il Touchè Santafè, invece il 9 luglio all’ingresso in viale delle Nazioni le cose sono andate diversamente e la sua spiegazione è in un comunicato diffuso a 24 ore dai fatti: «Purtroppo, come spesso accade, sono evidentemente stati scambiati con clienti facinorosi, e di questo errore, umano peraltro, ce ne dogliamo». La vicenda pare a questo punto destinata ad archiviarsi senza ulteriori strascichi dopo una telefonata tra la direzione e il diretto interessato: «Abbiamo porto le nostre più sentite scuse da parte di tutto lo staff, e li abbiamo invitati quanto prima a passare una serata, come ospiti, nel nostro locale».

Dopo il post su Fb del giovane il fatto è diventato presto un caso di pubblico dominio propagandosi a macchia d’olio sui canali del social network arrivando a interessare anche la politica: l’assessore comunale all’Immigrazione e alle Politiche giovanili, Valentina Morigi, ha telefonato al ragazzo e poi ha annunciato che avrebbe chiesto ai gestori di scusarsi pubblicamente.

Nei resoconti dei fatti forniti dalle parti coinvolte o riportati da fonti ufficiali, come l’assessore, c’è discordanza su quante persone siano effettivamente state respinte. Il giovane protagonista nel suo post non fa riferimenti espliciti ma sembra parlare solo per se stesso. Morigi scrive: «L’unico del suo gruppo di amici a cui non è stato permesso di entrare». La direzione della discoteca invece fa riferimento a quattro giovani di un gruppetto più numeroso. Quest’ultima versione poi sarebbe stata confermata anche dal 21enne nel corso della telefonata con un rappresentante della disco.

Ma l’aspetto più controverso, ovviamente, riguarda il motivo dell’esclusione. A generare nel 21enne l’interpretazione a sfondo razzista sarebbe stata la mancanza di una spiegazione da parte del buttafuori che li ha respinti senza aggiungere altro. E in effetti, secondo quanto si apprende dal locale, in casi in cui l’addetto alla sicurezza ritenga di riconoscere clienti protagonisti di episodi spiacevoli in passato l’indicazione è quella di non farli entrare senza avventurarsi nel merito di discussioni che potrebbero a loro volta creare caos. Il locale poi a riguardo del buttafuori sottolinea che è di origini marocchine, a dimostrazione di una totale apertura priva di discriminazioni: «Il nostro staff è composto da persone di differente nazionalità e provenienza, differenze che per noi non solo non hanno mai costituito un problema, ma non sono mai nemmeno state oggetto di discussioni estemporanee».

Nel suo sfogo il giovane si dice ferito dall’accaduto: «Evidentemente essere italiani, formalmente e sostanzialmente, non basta. Non basta essere uno studente modello, politicamente e civilmente attivo. Non basta essere nati in Romagna e parlare il suo dialetto meglio del 99% degli autoctoni. Non è sufficiente sforzarsi di dare il buon esempio, cercando nel proprio piccolo di sensibilizzare le persone con cui entri a contatto sul fatto che la responsabilità sia individuale: non esiste cittadinanza che possa sradicare il peccato originale di essere “straniero”. Sei mulatto? Non entri. Ironia della sorte? Guest star tunisina. Una ferita nell’orgoglio non indifferente. Ho pianto come da anni non piangevo. L’Italia è come una compagna che adori alla follia ma che non smette più di tradirti. Mai stato più contento di andare via. Arrivederci BelPaese, o forse addio, dipenderà da te».

Il Touchè Santafè invece si smarca: «La direzione, lo staff e tutti i componenti del locale Touche Santafè prendono decisamente le distanze dalle ventilate accuse secondo cui non si accorda l’accesso al locale ai ragazzi di origine straniera. Questa è una tesi del tutto incompatibile con i principi morali dei soci e di tutto lo staff. Tutti i ragazzi nel nostro locale sono i benvenuti, a prescindere da differenze di genere, età, provenienza, religione ed opinioni di qualsiasi tipo. L’unica differenza che percepiamo noi, è quella fra un cliente perbene e un cliente che accede al locale per infastidire in qualsiasi modo gli altri. Questa è l’unica differenza che conta». E qui infatti si innesterebbe lo scambio di persone. Per questo il locale assicura «triplicheremo gli sforzi atti ad annullare, o ridurre al minimo, gli errori/incomprensioni relativi a questo difficile compito».

Tra chi si è mobilitato manifestando solidarietà al giovane c’è lo scrittore ravennate Antonio Distefano: «Le singole persone non le cambi nemmeno con le leggi, forse solo con l’educazione di un padre o qualcuno che ti insegna che siamo persone e basta». Da Snapchat invece arriva un video di Ghali, il giovane rapper milanese nato da genitori tunisini che proprio sabato sera era ospite del locale: «Ho saputo che ci sono stati dei problemi e non facevano entrare ragazzi colorati. Non è possibile che mi chiami come guest, ti riempio tutto e non fai entrare la gente. Mi dispiace, non la sapevo altrimenti non sarei nemmeno salito sul palco. L’ignoranza c’è sempre e dobbiamo abituarci».

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