Emergono dettagli sul 28enne arrestato dalla polizia per l’episodio accaduto in un parco pubblico. Indaga anche l’antiterrorismo
E allora la ricostruzione dei fatti è affidata a quanto filtra dalle agenzie di stampa. Sarebbe stato lo stesso arrestato a riferire agli inquirenti che sabato sera era andato in un parco di via Vulcano, vicino a casa, e preso da uno stato di nervosismo, aveva esploso due colpi in aria. La polizia è intervenuta allertata da una persona che ha detto di aver visto un uomo agitato parlare da solo, che aveva sferrato calci contro una panchina, e che teneva in mano una pistola. L’uomo, il giorno successivo, è stato rintracciato in strada e arrestato.
Il gip non ha convalidato l’arresto ma disposto la custodia cautelare. «A dispetto della sua incensuratezza, la condotta tenuta denota un allarmante rischio per la pubblica incolumità, ben potendo l’indagato procurarsi un’arma simile a quella sequestrata». Lo scrive il Gip di Ravenna Antonella Guidomei, nell’ordinanza con cui applica la custodia cautelare in carcere. Il giudice sottolinea come solo la prontezza di un cittadino che ha chiamato le forze dell’ordine e il tempestivo intervento di una volante abbiano impedito che l’uomo portasse a compimento atti violenti con l’arma: rischio vicino alla certezza tenuto conto che la pistola era carica ed era stata usata.
Del 28enne, oltre alla professione, al momento si sa che è musulmano, frequentatore di una moschea e sulle pareti della camera dove vive sarebbero state trovate scritte in albanese come “Allah è grande”. Durante la perquisizione nel suo appartamento, sono state trovate cartucce calibro 38 Special, 23 in casa e dieci nel sottosella dello scooter dove era nascosta anche una mannaia in metallo. Dall’ordinanza emergerebbe che l’uomo ha detto di essere stato lui a scrivere sulle pareti della camera da letto alcune frasi nella propria lingua con richiami alla religione musulmana, ad Allah e alla sua grandezza. E di averlo fatto, guidato da uno «spirito». Riferimenti a «spiriti maligni» e a «diavoli» sarebbero stati fatti dall’uomo anche nel corso dell’interrogatorio con il pm Cristina D’Aniello in cui non ha dato spiegazioni del suo gesto.
Si sta cercando di capire se si tratti di una persona con problemi psicologici, su cui si sia innestata una qualche forma di radicalizzazione religiosa. Anche per queste valutazioni copia degli atti sarà trasmesso all’antiterrorismo di Bologna, coordinata dal procuratore aggiunto Valter Giovannini.