lunedì
16 Giugno 2025
Immigrazione

Venti posti per la prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati

Fino al 2019 Ravenna nel progetto regionale di hub diffuso Ogni ragazzo potrà restare al massimo due mesi

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Per i prossimi due anni e mezzo a partire da settembre la rete di prima accoglienza per i minorenni stranieri richiedenti asilo, arrivati o rintracciati in Italia senza famiglia, potrà contare su cinquanta posti in più in regione di cui venti nel comune di Ravenna (due strutture da 8 e 12 letti nel centro urbano) e gli altri a Budrio (Bologna). La permanenza massima dei minori sarà di sessanta giorni: ai ragazzi verranno garantiti assistenza legale e sanitaria, vitto, alloggio e servizi di mediazione culturale per facilitare una comunicazione condivisa. Verranno inoltre coinvolti in attività di insegnamento della lingua italiana e mediazione culturale, nella frequentazione di strutture e associazioni del territorio, e in azioni finalizzate ad individuare, in accordo con il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) del ministero dell’Interno, progetti di seconda accoglienza adatti alle loro caratteristiche personali, e in cui potranno proseguire l’accoglienza e il percorso di autonomia e integrazione fino alla maggiore età.

Il progetto – proposto dall’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) dell’Emilia Romagna che ha vinto un bando del ministero dell’Interno finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea – è basato sul principio dell’accoglienza diffusa, che punta a distribuire i posti per assicurare un impatto sostenibile e programmato sui Comuni e sui territori di accoglienza, quali condizioni per una migliore integrazione con le comunità locali. Per Ravenna – dove la gestione sarà affidata alla cooperativa Persone in movimento – è la prima esperienza relativa a un progetto di prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati che si inserisce in un piano nazionale finalizzato a creare un unico sistema di accoglienza.

Questo nuovo hub diffuso, si affianca a quello già esistente a Bologna, che ospita 50 minori, 47 ragazzi e 3 ragazze, in tre strutture, due maschili e una femminile, la cui gestione è da poco stata riassegnata al Comune di Bologna, in partenariato con le cooperative Ceis, Csapsa Due, Dolce, Open Group e Camelot. Uno studio sul primo anno di accoglienza rivela che dal 20 marzo 2015 al 22 febbraio 2016 all’hub del Comune di Bologna sono transitati 163 ragazzi, 154 maschi e 9 femmine, provenienti in prevalenza da Gambia, Ghana e Nigeria. Hanno in media 16 anni, la maggior parte di loro è scolarizzata. Sono arrivati quasi tutti via mare, affrontando viaggi complessi attraverso l’Africa e l’Asia, spesso da soli, impiegando da alcuni mesi ad oltre 4 anni per arrivare in Italia. 81 minori sono stati imprigionati in Libia, alcuni ad opera della polizia, altri per mano di trafficanti e banditi. Per alcuni di loro, in particolare per le ragazze, durante l’accoglienza nell’hub si è resa necessaria l’assistenza psicologica.

«Sul tema dell’assistenza a bambini e ragazzi stranieri che arrivano nel nostro Paese senza famiglia né supporto alcuno e anche su quello della protezione per richiedenti asilo e rifugiati – spiega l’assessore comunale Valentina Morigi, con delega a Servizi sociali e Immigrazione – siamo al lavoro da molto tempo e con risultati a mio parere molto positivi». La stessa Morigi fornisce alcuni numeri che fotografano la situazione attuale: nell’ambito dei progetti di seconda accoglienza, che riguardano la presa in carico di bambini e ragazzi fino a quando diventano maggiorenni, a Ravenna nel 2015 sono stati accolti 115 minori. Al momento in città ce ne sono 45 e dall’inizio dell’anno sono stati 70: «Per quanto riguarda l’intera provincia, gli ultimi dati del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, indicano che Ravenna, al 31 maggio 2016, è la seconda provincia dell’Emilia Romagna per minori accolti, con 159». Per quanto invece riguarda la protezione per richiedenti asilo e rifugiati Ravenna è stata una delle prime realtà, dal 2001, prima con il Piano nazionale asilo e poi nell’ambito del progetto Sprar, a pensare e costruire un modello di accoglienza: «Abbiamo lavorato e lavoriamo fianco a fianco con i soggetti gestori, con i quali abbiamo impostato un sistema di accoglienza che prevede la presenza di operatori specializzati, incaricati di seguire le 78 persone che in virtù del nostro progetto è possibile accogliere, dal punto di vista della tutela legale, del supporto psicologico, dell’apprendimento della lingua, dell’inserimento nel mondo del lavoro e dell’integrazione con la cittadinanza. Quest’anno è stato avviato anche un progetto Sprar per 6 minori richiedenti asilo».

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