Per i prossimi due anni e mezzo a partire da settembre la rete di prima accoglienza per i minorenni stranieri richiedenti asilo, arrivati o rintracciati in Italia senza famiglia, potrà contare su cinquanta posti in più in regione di cui venti nel comune di Ravenna (due strutture da 8 e 12 letti nel centro urbano) e gli altri a Budrio (Bologna). La permanenza massima dei minori sarà di sessanta giorni: ai ragazzi verranno garantiti assistenza legale e sanitaria, vitto, alloggio e servizi di mediazione culturale per facilitare una comunicazione condivisa. Verranno inoltre coinvolti in attività di insegnamento della lingua italiana e mediazione culturale, nella frequentazione di strutture e associazioni del territorio, e in azioni finalizzate ad individuare, in accordo con il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) del ministero dell’Interno, progetti di seconda accoglienza adatti alle loro caratteristiche personali, e in cui potranno proseguire l’accoglienza e il percorso di autonomia e integrazione fino alla maggiore età.
Il progetto – proposto dall’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) dell’Emilia Romagna che ha vinto un bando del ministero dell’Interno finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea – è basato sul principio dell’accoglienza diffusa, che punta a distribuire i posti per assicurare un impatto sostenibile e programmato sui Comuni e sui territori di accoglienza, quali condizioni per una migliore integrazione con le comunità locali. Per Ravenna – dove la gestione sarà affidata alla cooperativa Persone in movimento – è la prima esperienza relativa a un progetto di prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati che si inserisce in un piano nazionale finalizzato a creare un unico sistema di accoglienza.
Questo nuovo hub diffuso, si affianca a quello già esistente a Bologna, che ospita 50 minori, 47 ragazzi e 3 ragazze, in tre strutture, due maschili e una femminile, la cui gestione è da poco stata riassegnata al Comune di Bologna, in partenariato con le cooperative Ceis, Csapsa Due, Dolce, Open Group e Camelot. Uno studio sul primo anno di accoglienza rivela che dal 20 marzo 2015 al 22 febbraio 2016 all’hub del Comune di Bologna sono transitati 163 ragazzi, 154 maschi e 9 femmine, provenienti in prevalenza da Gambia, Ghana e Nigeria. Hanno in media 16 anni, la maggior parte di loro è scolarizzata. Sono arrivati quasi tutti via mare, affrontando viaggi complessi attraverso l’Africa e l’Asia, spesso da soli, impiegando da alcuni mesi ad oltre 4 anni per arrivare in Italia. 81 minori sono stati imprigionati in Libia, alcuni ad opera della polizia, altri per mano di trafficanti e banditi. Per alcuni di loro, in particolare per le ragazze, durante l’accoglienza nell’hub si è resa necessaria l’assistenza psicologica.
«Sul tema dell’assistenza a bambini e ragazzi stranieri che arrivano nel nostro Paese senza famiglia né supporto alcuno e anche su quello della protezione per richiedenti asilo e rifugiati – spiega l’assessore comunale Valentina Morigi, con delega a Servizi sociali e Immigrazione – siamo al lavoro da molto tempo e con risultati a mio parere molto positivi». La stessa Morigi fornisce alcuni numeri che fotografano la situazione attuale: nell’ambito dei progetti di seconda accoglienza, che riguardano la presa in carico di bambini e ragazzi fino a quando diventano maggiorenni, a Ravenna nel 2015 sono stati accolti 115 minori. Al momento in città ce ne sono 45 e dall’inizio dell’anno sono stati 70: «Per quanto riguarda l’intera provincia, gli ultimi dati del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, indicano che Ravenna, al 31 maggio 2016, è la seconda provincia dell’Emilia Romagna per minori accolti, con 159». Per quanto invece riguarda la protezione per richiedenti asilo e rifugiati Ravenna è stata una delle prime realtà, dal 2001, prima con il Piano nazionale asilo e poi nell’ambito del progetto Sprar, a pensare e costruire un modello di accoglienza: «Abbiamo lavorato e lavoriamo fianco a fianco con i soggetti gestori, con i quali abbiamo impostato un sistema di accoglienza che prevede la presenza di operatori specializzati, incaricati di seguire le 78 persone che in virtù del nostro progetto è possibile accogliere, dal punto di vista della tutela legale, del supporto psicologico, dell’apprendimento della lingua, dell’inserimento nel mondo del lavoro e dell’integrazione con la cittadinanza. Quest’anno è stato avviato anche un progetto Sprar per 6 minori richiedenti asilo».