Fornario: «Il fertility day? L’hanno fatto per me, chiedo scusa a tutti»

Intervista a tutto campo all’autrice e conduttrice radiofonica ospite domenica 25 al circolo Dock 61 col suo libro “La banda della culla“

fornario«Referendum: minoranza Pd nettamente schierata per il Forse». Autrice satirica, conduttrice radiofonica di “Un giorno da pecora“ su Rai Radio1, Francesca Fornario ha debuttato nella narrativa con “La banda della culla“ (Einaudi), un romanzo su amore, precariato, maternità, giustizia, ma soprattutto satira.

Domenica 25 settembre, alle 20.45, sarà ospite al circolo Arci Dock 61, nella Darsena di città a Ravenna (via Magazzini Posteriori 61).

Nel tuo libro hai preso in giro, prima che nascesse, il Fertility Day.
«Sì, credevo di aver fatto un romanzo storico perché lo avevo scritto nel 2013 parlando della mancata cancellazione del reato di clandestinità, del fatto che non esistesse la maternità per i precari, che le coppie omosessuali non possono mettere su famiglia, e credevo che quando sarebbe uscito il libro sarebbero stati temi legati a quegli anni del passato, per ricordarci quando eravamo sfigati. Invece non è cambiato nulla, allora abbiamo spostato le date in avanti. La fecondazione eterologa è ancora vietata, hanno fatto una legge sulle unioni civili escludendo la questione della genitorialità e poi hanno fatto pure il fertility day. Ho capito allora che ho dei fan, che i ministri Alfano e Lorenzin hanno talmente amato il mio libro che hanno deciso di inventare altre iniziative per lanciare il romanzo. Me li immagino: “Facciamo il Fertility Day!”, e l’altra “ma no, dai, è una cazzata. Lo capiscono tutti che è solo per lanciare il libro della Fornario”… »

Insomma hai combinato un casino…
«Mi scuso con il Paese… non era mia intenzione…»

Il romanzo è una disamina delle varie incoerenze italiane, credi che viviamo nel paese delle contraddizioni?
«Esatto. Il romanzo si inserisce in quel vuoto che c’è tra la giustizia e la legge. Due concetti che dovrebbero coincidere, ma non coincidono affatto…»

libro fornarioCome è cambiata la tua ironia dalla radio alla pagine scritta?
«Ero convinta di aver scritto un noir, ma tutti mi dicono che ridono tantissimo… Io mi ero pure impegnata. Ci avevo messo il delitto, il sangue, le indagini, avevo annunciato a tutti i miei amici che “cambiavo genere”, ma niente tutti mi dicono che sono sempre una autrice satirica…»

Che cosa è, o cosa dovrebbe essere la comicità?
«È una cosa molto personale, ognuno ha la sua. Può essere uno strumento della satira, ma può anche servire solo a sorridere, che è una cosa sempre molto importante».

La tua comicità però non è piaciuta a tutti, in particolare quella politica visto che Rai Radio2 ti ha detto di smettere di fare satira…
«Le direttive del nuovo direttore artistico sono state abbastanza assurde. Ci ha chiesto di non parlare più di politica e di non fare satira, quando il nostro programma era proprio di satira politica… Non si può piacere a tutti…»

Credi che i politici non sappiano ridere di sé stessi?
«Non credo che Matteo Renzi abbia chiamato Radio2 dicendo “non voglio più che imitino mia mamma per radio”. Sono i dirigenti Rai e personaggi della commozione di vigilanza come Ansaldi che ha mandato via Berlinguer, Vianello, eccetera. C’è un clima per cui i dirigenti Rai, che non brillano per coraggio, tengono un basso profilo».

Però sei finita su Rai Radio1, non è andata male.
«Infatti, alla fine me ne sono andata io perché non potevo rimanere a fare un programma di satira senza satira e ho trovato un direttore più coraggioso… magari un giorno tornerò a Radio2, se faranno Corrado Guzzanti direttore…».

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