La rabbia dei genitori della piccola Ester, morta dopo una visita «superficiale»

Il tribunale ha archiviato il caso del decesso della piccola di 10 mesi «Nessuno ci ha risposto su quel controllo di 4 minuti in pediatria…»

Per loro è stato come veder morire Ester una seconda volta. Quella maledetta prima volta, infatti, secondo un giudice, sostanzialmente, non poteva essere evitata. E i tre medici coinvolti, ha deciso il tribunale di Ravenna, non devono neppure essere processati. Fine della storia. L’opposizione della famiglia alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero è stata ritenuta inammissibile (in quanto sostanzialmente volta, a parere del giudice, a confutare nel merito le conclusioni del consulente della Procura) e ora il caso, giuridicamente parlando, è chiuso. Non ci sono responsabili.

La piccola Ester Villa morì a soli dieci mesi il 20 febbraio 2013 per una forma di meningite da pneumococco. Quattro giorni prima i genitori l’avevano portata all’ospedale di Ravenna con la febbre a 40, dopo che la sera precedente si era improvvisamente irrigidita ed era caduta, sbattendo la testa. Ed è su quella prima visita in ospedale, durata solamente 4 minuti – e in particolare sul pediatra che l’ha eseguita – che si è concentrata la battaglia legale della famiglia, dei genitori, Stefano Villa e Maria Filannino, che in una circostanziata nota inviata alla stampa (scaricabile in versione integrale dal link in fondo alla pagina) – definita «un atto di amore per Ester che ha combattuto quattro interi enza ricevere alcun tipo di cura medica fino alle sue ultime 10 ore» – sfogano il proprio dolore senza inutili, per quanto giustificabili, patetismi, ma restando concentrati sulle carte. L’enorme mole di carte – documenti medici compresi – che hanno studiato in questi anni e con cui abbiamo trovato Stefano, il padre, ogni qual volta lo abbiamo incontrato.

«Non ci siamo sentiti garantiti come parte lesa dall’atteggiamento, dall’operato e dalle scelte effettuate dalla procura di Ravenna», scrivono i due senza mezzi termini, senza contestare comunque la correttezza formale e la legittimità delle procedure.

In capo a tutto resta una domanda senza risposta, leggendo le motivazioni dell’ordinanza di archiviazione del giudice, ossia se quella prima visita sia stata adeguata e conforme alle linee guida pediatriche. «A questa domanda di altissima rilevanza pubblica – scrivono i genitori – hanno mancato di rispondere procura, medici legali e tribunale di Ravenna», che si sono invece solo concentrati nel dimostrare che in quell’occasione Ester non mostrasse segni di meningismo. Ma – obietta la famiglia, carte alla mano – stando alle linee guida più avanzate al mondo e che dovrebbero essere una sorta di bibbia anche per i medici italiani, i classici sintomi della meningite sono spesso assenti negli infanti e «sarebbe bastato un breve periodo di poche ore di osservazione più un economicissimo prelievo del sangue, come previsto dalle linee guida italiane, per arrivare a una precoce diagnosi, l’inizio di una terapia antibiotica mirata e avere altissime probabilità di salvare Ester (la stessa consulenza medico legale richiesta dalla procura afferma che se fosse stata anticipata la diagnosi di sole 24 ore con concomitante anticipo della terapia antibiotica le chance di sopravvivenza sarebbero state all’80 percento, ndr)». Invece la visita è durata 4 minuti e la bambina è stata dimessa con una diagnosi di influenza. Per questo motivo lo stesso giudice definisce «superficiale» nelle motivazioni il comportamento del pediatra dell’ospedale, arrivando però alla conclusione che «non vi è prova che ciò abbia svolto un ruolo concausale nella vicenda».

«Se fosse capitato a voi – è la domanda finale dei genitori di Ester, rivolta ai cittadini ravennati ma non solo – accettereste che un tribunale definisca solamente “con tratti di superficialità” un comportamento medico che, di fronte a una bambina di 10 mesi che non sa parlare, che ha sbattuto forte la testa, mogia, con 40° di febbre, non effettui un prelievo del sangue, non una tac, non un periodo di osservazione breve e per giunta, come detto in ordinanza, manchi di rilevare i parametri vitali?».

Ulteriore delusione, per la famiglia, la decisione della procura – dopo la riapertura delle indagini a seguito della prima richiesta di opposizione accolta dei Villa – di riaffidare l’incarico di consulenza allo stesso medico che aveva portato la procura a richiedere l’archiviazione, anche se affiancato in questo caso da un infettivologo, suo collega all’Università di Ferrara. «Come avrebbe potuto un professionista medico legale rivalutare diversamente gli stessi fatti e le stesse carte?», si chiedono i genitori, secondo i quali il grave errore è stato quella di non aver individuato invece «la sola figura medica in grado di valutare correttamente e con le giuste competenze quanto accaduto: un eminente medico pediatra, magari di fuori regione. D’altronde il pronto soccorso al primo accesso richiese visita specialistica pediatrica, non mandò nostra figlia in infettivologia. La mancata nomina del consulente pediatrico, l’unico idoneo al caso da trattare, ha condotto il tribunale a una completamente erronea valutazione».

Ora la famiglia Villa preferisce chiudere qui la propria terribile esperienza in tribunale, senza avvalersi della possibilità di procedere in ambito civile. Piuttosto, continuerà la propria battaglia per cercare di sensibilizzare per quanto possibile la popolazione sul tema, a partire dal tentativo di far conoscere anche a Ravenna l’innovativo test molecolare messo a punto dal gruppo di ricerca della dottoressa Azzari del Meyer di Firenze, utile per la rapida identificazione del batterio causa dell’infezione batterica nel paziente. La battaglia di Stefano e Maria prosegue anche sul web con il blog Il Giardino di Ester.

I genitori di Ester non risparmiano una frecciata finale ai rappresentanti delle istituzioni di Ravenna in carica all’epoca dei fatti (Ester è morta nel febbraio del 2013). Riceviamo e pubblichiamo i (sarcastici) ringraziamenti: «Li ringraziamo per non averci inviato neanche un telegramma di vicinanza e cordoglio a nome della cittadinanza che rappresentano: Ester frequentava un nido comunale. Per averci inviato solo dopo molti mesi e sotto nostro richiesta un messaggio di ringraziamento ufficiale per la donazione effettuata al nido con i soldi raccolti durante il funerale. Per non averci informato e invitato all’affissione nell’asilo di una targa in memoria di nostra figlia (nella foto qui sopra, senza neppure il nome di Ester, ndr). Ringraziamo inoltre l’Ausl per il suo comunicato stampa apparso sui giornali subito dopo la morte di nostra figlia: l’omettere il primo accesso al Pronto soccorso e la diagnosi di influenza. Ci ha fatto apparire come genitori che hanno trascurato il malessere della figlia, portandola al Pronto soccorso solamente troppo tardi. Adesso pensiamo, aldilà dell’esito processuale, che sia chiaro alla cittadinanza chi abbia commesso tale superficialità».

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