Vendite giudiziarie: è andato all’asta di tutto, dal serpente alle bare

Commercianti e privati nel capannone di via Canala a caccia dell’affare tra beni da fallimenti, pignoramenti, eredità e corpi di reato

È passato parecchio da quella volta del boa constrictor ma se lo ricordano ancora bene. In particolare Carlotta, una delle segretarie dell’istituto vendite giudiziarie (Ivg) di Ravenna: «Ho dovuto dargli io il topo vivo da mangiare…». In ventidue anni di attività all’Ivg, è andata all’asta anche una teca con un serpente da un metro e mezzo: «Tra i beni pignorati in una casa c’era anche quello», racconta Saverio Babini che dirige l’Ivg con il socio Pier Maria Casadio. Dal 2008 sono in via Canala, prima erano in via Fiume Montone Abbandonato.

«Si è visto veramente di tutto da queste parti», sorride Babini. Che apre il libro dei ricordi aiutandosi con un vecchio articolo di giornale incorniciato alla parete. Titolo: “Quelle bare? Sono un incanto”. Un lotto di 209 casse da morto in legno massiccio. Il campionario non si esaurisce qui: «Pecore, mucche, uno yacht, una nave mercantile, due biciclette di Pantani, opere d’arte, gioielli, armi da collezione…». Del resto ci può finire davvero di tutto in un posto che si occupa di mettere all’asta quello che proviene da pignoramenti, fallimenti, eredità giacenti, vendite coatte amministrative, corpi di reato.

Nel 2012 le aste per aggiudicarsi due biciclette da corsa appartenute a Marco Pantani arrivarono a 28mila euro (vedi articoli correlati). Vennero battute all’Ivg nell’ambito del fallimento della società Salis proprietaria del ristorante Nautilus a Cervia il cui titolare le aveva avute in dono dal Pirata. Una Bianchi finì nelle mani di un imprenditore ravennate per 17.345 euro (13mila più Iva e spese), una Wilier Triestina invece andò a un pisano per 10.690 euro (8mila più Iva e spese).

«Per tuttto vale sempre e solo la regola fissata dalla legge: “Visto e piaciuto”. Che vuol dire che si compra quello che si vede senza poter provare se e come funziona. Non c’è garanzia, non si può sostituire: si può venire solo nei giorni precedenti all’asta per visionare il bene e nient’altro». Babini e Casadio ci mettono la massima disponibilità per evitare che qualcuno si prenda il pacco: «Ci sembra giusto dare le eventuali informazioni che possiamo avere in più rispetto alla descrizione standard. Non ha senso rifilare una fregatura». L’esempio arriva subito quando qualcuno entra in ufficio, 15 minuti prima dell’asta, incuriosito dalla Ford che verrà battuta partendo da una base di 50 euro: «Posso dire che l’abbiamo portata qua guidandola dalle Bassette. Insomma, non è che sia una cannonata ma va…».

All’asta può partecipare chiunque, escluso chi eventualmente non abbia titolo. L’asta è ogni due sabati nella sede dell’Ivg. Ed è proprio come ve la immaginate dai film. Il battitore legge la descrizione del bene e apre i giochi fissando il rialzo minimo dal prezzo di partenza. Per la propria offerta è sufficiente alzare la mano che non sfugge al radar del banditore: «Fate attenzione a come vi salutate qua dentro – sorride Casadio –, basta un cenno del capo…». Il colpo di martello rimbomba nel capannone e sancisce l’aggiudicazione. Un acconto subito, il resto va saldato nei giorni successivi.

Cosa si può trovare? Oltre alle curiosità già ricordate, il repertorio della consuetudine non ha fine: basta guardarsi attorno per trovare padelle, biciclette, asciugamani, una cucina da ristorante, computer, stampanti, sedie, scrivanie, mobili, divani, lampadari, tavoli, un trapano industriale, berrette di lana, libri, quadri, cinture, una pelliccia, due chitarre, un aspiravolere, moto, auto, camion…

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