«La mia gatta dilaniata viva da due cani portati dal cacciatore troppo vicino alle case»

La testimonianza arriva dal forese. La padrona di Piccola ha assistito alla scena dal terrazzo senza aver il tempo di intervenire: «Quell’uomo mi ha risposto che i suoi cani non attaccano mai i suoi gatti»

Dal terrazzo di casa ha assistito a una scena raccapricciante senza poter fare nulla: due cani da caccia che hanno afferrato e sbranato la sua gatta. Una lettrice ci scrive da San Pietro in Campiano per raccontare la tragedia vissuta una decina di giorni fa. Ecco la lettera che volentieri pubblichiamo.

Gentile redazione,

chiedo un po’ di spazio per raccontare la storia di Piccola, una gattina che viveva con la sua famiglia (perché tale era il sentimento che si respirava in quella casa) da 11 anni. Viveva in campagna da sempre, precisamente nella frazione di San Pietro in Campiano; Piccola non amava stare sempre chiusa in casa e si concedeva passeggiate all’avventura, comunque sempre nei pressi della casa, nei campi di proprietà. La sera tornava sempre, per ricevere coccole e fare tanta compagnia.

Giovedì 17 novembre ha incrociato la sua passeggiata con una battuta di caccia: un cacciatore che, con i suoi due cani infischiandosene delle norme che impongono il passaggio lontano dalle abitazioni nonché il controllo dei propri cani, praticava il suo “sport” nei pressi della casa. I due cani (non ce l’ho con loro per carità, non hanno nessuna colpa) hanno considerato Piccola come una preda: il primo l’ha attaccata afferrandola per la schiena poi è arrivato il secondo che, a morsi, ha tentato di portargliela via. L’hanno uccisa, il termine più appropriato è dilaniata, quasi impossibile da riconoscere. Vista la scena dal terrazzo, dopo aver gridato a squarciagola, ci si è poi sentiti rispondere dal cacciatore (cuor di leone), che i suoi cani non hanno mai attaccato i suoi gatti.

In casa è rimasto un grande vuoto e tanta tristezza. Voglio che i vostri lettori conoscano questa storia perché non è giusto quello che è successo e se ci sono persone che vogliono divertirsi con questo che ritengono uno “sport”, non è possibile che lo facciano senza osservare le regole, fregandosene delle norme e causando un dolore come questo che, vi assicuro, è grande.

Grazie per avermi dato la possibilità di raccontare la storia di Piccola.

Rossana Bissi

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