Morto a 87 anni il dantista Sermonti Cittadino onorario di Ravenna dal 1998

Negli anni Novanta a San Francesco per la prima volta la lettura integrale della Commedia: Della Monica ricorda quell’impresa

Vittorio Sermonti è morto ieri sera, 23 novembre, a Roma all’ospedale Sandro Pertini. Scrittore, traduttore, regista televisivo e di teatro, attore, giornalista e dantista noto in tutto il mondo per la sua attività di divulgazione dell’opera dantesca. Aveva 87 anni e nel 1998 gli era stata conferita la cittadinanza onoraria di Ravenna: nei tre anni precedenti aveva raccontato e letto integralmente la Divina Commedia nella Basilica di San Francesco.

Era nato a Roma nel 1929, sesto di sette fratelli, da padre avvocato di origini pisane, e madre di famiglia palermitana: da bambino, vedeva circolare in casa dei nonni e di zii materni, a loro legati da vari gradi di parentela, Vittorio Emanuele Orlando (suo padrino di nascita), Luigi Pirandello, Alberto Beneduce, Enrico Cuccia. Un suo fratello, Giuseppe, è genetista di fama mondiale.

In una intervista rilasciata alla nostra testata un anno fa, Walter Della Monica ricordava così come era nata quell’impresa a metà degli anni Novanta: «Prima invitai Vittorio Sermonti a Ravenna per presentare, man mano che uscivano, i tre volumi della Divina Commedia da lui curati: L’Inferno di Dante nel gennaio del 1989, Il Purgatorio di Dante nel febbraio del ‘91 e Il Paradiso di Dante nell’aprile del ‘93. La supervisione di Gianfranco Contini per i primi due e di Cesare Segre per il terzo avvalorava maggiormente l’opera intrapresa da Sermonti. Nel frattempo sono nate le “rivisitazioni storiche”. Il presidente del Tribunale di Ravenna, Paolo Scalini, era un nostro caro amico, e così ci venne l’idea di promuovere dei processi immaginari a sfondo storico-letterario: iniziati nel 1990 con Teodorico, sono proseguiti nel ’91 con la Setta degli Accoltellatori, l’anno dopo con Paolo e Francesca, e infine si sono conclusi col processo al Passatore nel 1993. Nel 1992, in occasione del “Processo per la tragica storia di Paolo e Francesca”, invitai dunque Vittorio Sermonti a leggere pubblicamente il V dell’Inferno; il pubblico gremiva il teatro. Grazie al beneplacito dell’allora direttore del Centro Dantesco, padre Enzo Fantini, la sera del 3 aprile 1993 organizzammo nella Basilica di San Francesco, a Ravenna, la lettura di Sermonti dell’ultimo canto del Paradiso. Il successo fu enorme e il pubblico che riempiva la chiesa si esibì in un applauso interminabile. A questo punto io e Sermonti ci chiedemmo: “perché non fare la lettura integrale di tutte tre le cantiche”?. E così nacque il Progetto Dante con la prima lettura pubblica integrale della Commedia. Non fu però semplice realizzarlo, perché Sermonti si fece pagare, e non poco: oltre cento milioni delle vecchie lire, più le spese. La vera impresa la intraprendemmo noi, del Centro Relazioni Culturali, per trovare tutti quei soldi. Allora ci misero la faccia e i soldi il direttore dell’Associazione Industriali di Ravenna, Giovanni Costa, e un giovane e dinamico manager, Giuseppe Parrello, che aveva il compito di rimettere in sesto la Calcestruzzi del Gruppo Ferruzzi. In seguito Parrello ricoprì anche la carica di presidente dell’Autorità Portuale. Il sostegno finanziario del “Progetto Dante Ravenna” andò a buon fine anche grazie all’interessamento di queste persone».

«Un grande lutto colpisce oggi il mondo della cultura ravennate – commentano Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, e Elsa Signorino, assessore alla cultura –. La perdita di Vittorio Sermonti, scrittore, regista e critico di Dante, fortemente legato alla nostra città, della quale era cittadino onorario dal 1998, ci lascia profondamente addolorati. Proprio a Ravenna, nella Basilica di San Francesco, Vittorio Sermonti compì il sogno di Giovanni Boccaccio: leggere la Divina Commedia canto dopo canto. Davanti a un pubblico sempre più numeroso, dalla primavera 1995 all’autunno 1997 furono letti i cento canti danteschi. L’esperienza si concluse con l’emozionante lettura del canto finale del Paradiso al cospetto di Papa Giovanni Paolo II, e segnò il suo percorso artistico e umano, costituendo l’avvio di una vita dedicata all’esecuzione della Commedia “perché – diceva – Dante diventa più facile se lo restituisci all’energia della sua sintassi, al suono delle sue parole.” Ancora oggi la città rivive questa esperienza attraverso l’impegno nella realizzazione di numerose occasioni di confronto con l’opera dantesca e a continue scoperte sulla sua traducibilità e possibilità di essere messo a disposizione di ogni persona. Tra i tanti eventi che Ravenna dedica a Dante, vive ancor oggi “La Divina Commedia nel mondo”, rassegna internazionale germogliata sulla proprio sull’impresa sermontiana. Oggi più che mai, pensando anche alla sfida che ci aspetta per le celebrazioni dantesche del 2021, sentiamo il dovere di manifestare profonda gratitudine a Vittorio Sermonti per l’inestimabile eredità culturale che ci ha lasciato. Insieme a tutta la città, ci uniamo alla famiglia nel cordoglio e nel ricordo».

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