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    Categoria: società

«La miseria di El Salvador fa paura» Il ciclista giramondo continua a pedalare

Giovanni Gondolini ora in marcia verso la Colombia: sono passati quasi quattro anni (e 50mila km) dalla partenza da Ravenna

Da un computer con una tastiera scolorita in un internet point poco illuminato del Nicaragua ci scrive Giovanni Gondolini, il ravennate che a febbraio 2013 ha lasciato Ravenna in compagnia dell’amico Marco Meini per il giro del mondo in bicicletta. Dalla primavera scorsa Giovanni è rimasto da solo nell’avventura perché Marco si è fermato in Canada dove vive con una ragazza conosciuta durante il periodo del viaggio in Asia. Ma il Magio Bike Tour prosegue, in linea con la tabella di marcia: Giovanni è arrivato a 50mila km macinati in sella.

Le ultime tappe prima del Nicaragua sono state Messico, Belize, Guatemala, «Paese accogliente e con diverse mete turistiche». Poi El Salvador: «Considerato tra i Paesi piu pericolosi al mondo ma dove io mi sono sentito sicuro anche se ho visto la miseria quella vera, come in Honduras in cui ho pedalato pochi giorni». Questa la quotidianità di Giovanni: «Mi sveglio con i galli all’alba e al tramonto torno in casa per non girare di notte. Precauzioni doverose». Sul settimanale uscito il 15 dicembre abbiamo pubblicato due capitoli del diario di viaggio, dal Belize e dal Guatemala. Qui sotto invece un racconto da El Salvador. Ora il viaggio prosegue verso il Caribe nicaragueno e poi Costa Rica e Panama. Da marzo Colombia.

Ho visto la miseria in faccia e ne ho avuto paura. La miseria culturale, oltre che economica, a guardarla da vicino terrorizza. La miseria quella vera fa rabbrividire noi che la scorgiamo. La miseria è il fratello maggiore della povertà e pur avendone la stessa radice ne ha sembianze diverse e soprattutto un futuro differente. La povertà non spaventa, ma rattrista. Della povertà abbiamo pietà ma ne proviamo anche un incondizionato rispetto, quando è dignitosa. Una casa povera può essere pulita. Una pietanza povera può essere nutriente. Un vestito povero può essere decoroso. Il cervello di un povero può essere non colto, ma non per questo stupido. La miseria invece è il lato controluce della luna e l’osservarla sotto la torcia del nostro passaggio chiude lo stomaco.

In El Salvador l’ombra di questa piaga così evidente ha oscurato il bagliore del mio ostinato buon umore. Capanne cadenti di lamiere e sacchi neri. Immonde perché simili a discariche. Fetide e per nulla igieniche. Bambini piccoli e nudi giocavano tra il fango e i vermi, tra i topi e le immondizie che fermentavano al sole. Le madri vestivano stracci lerci bucati e puzzolenti su sorrisi ebeti sdentati. Mi ricordavano Fantine e Cosette nella tragedia eternamente reale dei Miserabili di Victor Hugo. I padri in tutto questo squallore si dondolavano su amache logore, con l’occhio spento dall’alcol.

Questa è la miseria. La miseria dell’intelletto anestetizzato dalla fame, dall’ignoranza e dal buio. Questa gente ormai non vede più dove vive o come sopravvive, tra un pacchetto di patatine per cena e i pidocchi per passatempo, tra una parola sbiascicata lenta e la convinzione suicida di non credere più a nulla. Guardandoli ho avuto paura come se questa miseria fosse contagiosa. Mi parevano cani randagi con la rabbia e me ne sono vergognato. Non mi hanno morso ma la rabbia è comunque cresciuta in me. Che razza di uomo sono che abbandona della gente in una palude così stagnante e putrida, dove qualsiasi fiore di loto può solo marcire, dove ogni creatura può solo diventare un delinquente, dove persino ogni zanzara può solo morire di Malaria. Forse anche io sono solo un miserabile.

Giovanni Gondolini