La presidente dell’associazione delle donne musulmane di Ravenna fa notare le (mancate) reazioni all’attentato di Quebec City
«Ecco, io oggi mi aspettavo qualche telefonata, di cordoglio, di solidarietà, di vicinanza – scrive Iannucci su Facebook –, perché si diluisse quella tristezza crescente di fronte a tanto interminabile orrore… Qualcuno che mi chiedeva se abbiamo amici a Québec City (la risposta è sì) come io ho chiesto sempre alle persone amiche che erano preoccupate per i loro conoscenti a Parigi a Nizza e in altri luoghi colpiti da attentati. Mi aspetto candele, marce, manifestazioni, comunicati di cordoglio. Mi aspetto che qualcuno mi dica che quello che è accaduto è orribile, che ne dobbiamo parlare di tutte le moschee incendiate, degli imam uccisi il venerdì a New York qualche mese fa, della moschea incendiata in Texas da pochi giorni, di tutte le moschee vandalizzate in Francia negli ultimi anni e delle donne velate picchiate per strada ovunque in Europa. Per non parlare dei morti in Asia, in Africa, in Turchia. Invece trovo un presidente del consiglio che dice che “La MAGGIOR PARTE DEI MUSULMANI in Italia condanna il terrorismo”. E il mio telefono non ha suonato affatto. non mi hanno chiamato tutte le persone pacifiste attiviste e dialoganti che mi hanno chiesto un commento, una parola pubblica un comunicato quando hanno ucciso un sacerdote a Rouen. No, non è la stessa cosa, quando muoiono umani di serie B».