Rapine in banca con le dita fasciate: 80mila euro in due colpi, arrestato il palo

Si cercano altri tre uomini. Banda bolognese ben organizzata: numerosi sopralluoghi preventivi. In azione a Bagnacavallo e Castelbolognese

L’auto che guidava abitualmente, intestata a un familiare, è stata ripresa più volte da varie telecamere di videosorveglianza pubblica nelle strade attorno alle banche rapinate, negli orari a ridosso dei colpi ma anche diverse volte nelle settimane precedenti. I carabinieri sono convinti di aver individuato il palo e autista di una banda criminale bolognese, specializzata in rapine a istituti di credito, a cui attribuiscono almeno due colpi nel Ravennate nel 2016 (46mila euro a Bagnacavallo l’8 marzo e 33mila a Castelbolognese il 2 maggio). Nei giorni scorsi i militari della compagnia di Faenza, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonella Guidomei su richiesta del pm Monica Gargiulo, hanno arrestato il 42enne Andrea Saba residente a Bologna. L’uomo ha precedenti specifici e lavora come magazziniere: per gli inquirenti era l’incaricato dei sopralluoghi per conto di un gruppo che conterebbe almeno altri tre uomini al momento ancora ignoti alle forze dell’ordine.

L’attività di indagine ha permesso di tracciare un profilo del gruppo particolarmente esperto. Preparavano i colpi con largo anticipo, con più sopralluoghi nei dintorni dell’obiettivo ma anche ispezioni dei percorsi da seguire per la fuga. Poi il giorno del colpo raggiungevano la banca in carovana: capocordata Saba con l’auto pulita e dietro gli altri su veicoli rubati, motocicli o auto che poi venivano abbandonate per salire tutti sulla vettura del palo. In entrambi i casi finiti nel testo dell’ordinanza l’azione è scattata attorno alle 13, poco prima della pausa pranzo per sfruttare il momento di minor affluenza di pubblico. E dai filmati delle telecamere è emerso che alcuni membri si fasciavano le dita delle mani per non lasciare impronte. In un caso hanno estratto la lama di un cutter, in un altro hanno minacciato di morte un impiegato lasciando intendere di essere armati.

Lo spessore del bottino apre scenari di indagine su eventuali soffiate dall’interno degli istituti, spesso con ridotte disponibilità di contanti proprio per ragioni di sicurezza. Secondo gli investigatori lo stesso gruppo potrebbe essere responsabile di altre rapine in provincia di Ravenna e in Emilia Romagna.

Supporto fondamentale per le indagini è arrivato dalla tecnologia: «Voglio sottolineare l’importanza dei servizi di videosorveglianza installati da banche e Comuni – ha precisa il colonnello Massimo Cagnazzo, comandante provinciale dei carabinieri –. Quando si può attingere a filmati di qualità per i confronti è materiale prezioso. Per questo ringrazio le amministrazioni locali che investono in questi presidi di sicurezza».

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