Ausl, coperta corta: si va avanti solo con contratti a termine. Sindacati all’attacco

Nel 2016 in Romagna solo a Ravenna sono calati i contratti a tempo indeterminato. Palmarini (Uil): «E le graduatorie?»

Tra i corridoi dei tre ospedali ravennati non tira una bella aria. Le parole ricorrenti nel vocabolario di infermieri, tecnici e operatori sociosanitari riguardano ormai i riposi saltati, i doppi turni e in generale la coperta che ai dipendenti sembra essere sempre più corta.

Paolo Palmarini, segretario provinciale Fpl-Uil, il sindacato che segue i lavoratori pubblici, non ha dubbi: «Apriremo una vertenza con l’azienda». In altre parole: la tensione che si respira sta per avere i crismi dell’ufficialità. Il sindacalista snocciola numeri a dimostrazione che non si tratta soltanto di impressioni e lamentele.

La politica del personale dell’Ausl Romagna fa un ricorso enorme al personale a tempo determinato e Ravenna è la città che nel 2016 lo ha subito di più. Per i sindacati questo tipo di soluzione non è sufficiente: «Le assunzioni a tempo determinato – spiega Palmarini – si trasformano inizialmente in un carico di lavoro aggiuntivo perché il personale ha bisogno di un periodo di affiancamento. Inoltre queste persone, se non stabilizzate, lasciano il posto di lavoro nel momento in cui ne trovano uno più sicuro». È il caso, ad esempio, della migrazione di molti giovani infermieri verso Bologna dove a dicembre si è concluso un concorso che ha prodotto una graduatoria con quattromila nominativi da assumere nei prossimi tre anni. Lo stesso potrebbe accadere a breve con destinazione Ferrara, dove sta per partire un nuovo concorso. Mentre le Ausl confinanti sfruttano i nuovi margini concessi dalla Regione dopo anni di blocco del turnover, non è chiaro quando in Romagna sarà pubblicato un bando. Tuttavia sarebbe possibile assumere lo stesso a tempo indeterminato, chiarisce Palmarini: «Ci sono graduatorie da cui si può ancora attingere personale».

Secondo il sindacalista il distretto sanitario ravennate è quello più penalizzato in Romagna da questo punto di vista. I numeri ricavati dai bilanci Ausl dicono in effetti che il personale a tempo indeterminato è cresciuto a Cesena (20 unità), Forlì (36) e Rimini (6). A Ravenna è invece calato di 9 dipendenti. I contratti a termine a Ravenna sono stati 92. Si parla in questo caso di infermieri, tecnici, operatori sociosanitari e impiegati: gli ingranaggi della gigantesca macchina dell’Ausl Romagna. Si tratta di 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti. Un caso? Per il segretario della Fpl-Uil non proprio: «A Ravenna è stata assegnata la sede dell’Ausl Romagna ma i dirigenti vengono in gran parte da fuori provincia, non hanno il polso della situazione. Di fronte a questi numeri mi chiedo cosa aspetti la direzione sanitaria ad intervenire». A chi gli fa notare che il comparto ravennate ha in termini assoluti il numero più alto di dipendenti (4.022 al 31 dicembre scorso su 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti in totale), Palmarini risponde con il rapporto tra personale e popolazione: a Ravenna (9,9 dipendenti ogni mille abitanti) più basso rispetto a quello di Forlì-Cesena (11,07) e Rimini (10,4).

Che ci sia un problema di personale lo confermano anche alla Fp-Cgil, sindacato che a metà febbraio aveva lanciato l’allarme parlando di una carenza di personale di almeno 130 persone sul comparto ravennate, contando anche i medici. Da allora è passato un mese ma non si è mosso molto. Claudio Laghi, che segue la sanità all’interno della Cgil, riassume così la situazione: «Si va avanti con soluzioni tampone, niente di strutturale. Una situazione preoccupante dal momento che si avvi- cina il periodo delle ferie estive». All’orizzonte non si vedono investimenti che facciano pensare a una inversione di tendenza. «La situazione è critica soprattutto nelle aree mediche e nei presidi di Faenza e Lugo». Il problema, secondo Laghi, non è emerso con l’Ausl Romagna ma è precedente alla sua costituzione: «Ravenna ha puntato su investimenti alle infrastrutture e non su una politica di rinforzo del personale». A gravare sull’organizzazione anche la burocrazia, sempre più invadente nella sanità: i coordinatori infermieristici, fa notare la Cgil, sono costretti nei loro uffici a gestire enormi flussi di carte destinati a crescere e in alcuni casi a gestire reparti di dimensioni anche doppie rispetto all’ordinaria capienza.

Chiaramente il problema non riguarda soltanto i lavoratori ma anche gli utenti. Sia Palmarini sia Laghi fanno notare che di fronte a personale stanco, stressato e sul piede di guerra alla fine chi ci rimette è il paziente, ossia il “cliente finale” dell’azienda sanitaria pubblica.

I numeri. Al 31 dicembre del 2016 il personale in servizio all’Ausl Romagna era in totale composto da 12.113 persone nei tre comparti: sanitario (il più rappresentanto con 8.118), tecnico e amministrativo. L’ambito di Ravenna risultava il più corposo con 4.022 operatori (3.593 a Rimini, 2.429 a Cesena e 2.069 a Forlì). È interessante notare che nel confronto tra 2016 e 2015 a Ravenna si è registrata una diminuzione degli assunti con contratto a tempo indeterminato di 9 unità mentre negli altri tre ambiti la variazione è di segno positivo (20 in più a Cesena, 36 a Forlì e 6 a Rimini). Se si va a guardare le assunzioni a tempo determinato invece emerge chiaramente il massiccio ricorso fatto a Ravenna: sempre la variazione tra 2016 e 2015 riporta una crescita di 101 posti nel Ravennate, 84 a Rimini, 50 a Cesena e un calo di due posti a Forlì.

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