Cannabis terapeutica, il comitato dei pazienti: «Tra i medici c’è reticenza»

Secondo Elisabetta Biavati, una delle responsabili del gruppo, nella nostra città c’è ancora poca apertura: «Per alcuni non è un farmaco, è una droga»

Cannabis Terapeutica Shu 301537862 1600x900«Rispetto alle altre zone dell’Emilia Romagna, che è una regione tutto sommato all’avanguardia su questo tema, a Ravenna è più difficile trovare medici che propongono la cannabis terapeutica. C’è ancora poca apertura, per alcuni è considerata una droga e non un farmaco». Elisabetta Biavati è una delle responsabili del comitato pazienti cannabis terapeutica nato ufficialmente come gruppo non riconosciuto nei mesi scorsi nella scia del gruppo Facebook che la stessa bolognese aprì tre anni fa.

«Cerchiamo di aiutare le persone che potrebbero utilizzare questi farmaci ad avere le informazioni utili o i riferimenti per conoscere meglio l’argomento. E da loro raccogliamo le segnalazioni che cerchiamo di portare alle istituzioni quando c’è occasione di avere confronti». Una delle lamentele più consistenti riguarda la scarsa continuità con cui si riescono a reperire i prodotti: «Una volta avviato il piano terapeutico va portato avanti con costanza e invece ci sono dei periodi anche di due-tre mesi in cui le farmacie non hanno disponibilità. Questo succede anche perché le farmacie private spediscono anche altrove e non c’è precedenza per chi è seguito dal sistema sanitario che invece è obbligato a rivolgersi in Emilia-Romagna. Questa è una delle nostre richieste».

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Per chi soffre di patologie idonee al trattamento con farmaci a base di cannabis ma non tra quelle coperte dal sistema sanitario, i costi possono essere anche importanti: «Quando ho iniziato io tre anni fa la materia prima utilizzata dai laboratori galenici costava 38 euro al grammo. Oggi siamo a 9 perché è calmierato dallo Stato. Poi vanno aggiunti gli onorari dei farmacisti che realizzano i prodotti. Il costo per il paziente dipende dal singolo caso. Ci sono persone che arrivano anche a 10 grammi al giorno. Diciamo che in media i casi più fortunati possono cavarsela con 90-120 euro al mese ma c’è chi può arrivare al migliaio di euro».

Biavati ci racconta il percorso di molti pazienti, simile al suo personale, verso queste terapie: «Molti di noi hanno provato gli oppiacei ma poi diventi farmacoresistente e gli effetti collaterali sono importanti. Oppure si arriva alla cannabis perché nulla fa effetto. Addirittura cisono certe neuropatie per cui nessun farmaco tradizionale ottiene risultati e invece la cannabis sì e non c’è una spiegazione scientifica, anche per questo c’è reticenza tra i medici perché mancano le basi scientifiche». Però su una cosa la referente del comitato vuole essere chiara: «Chi usa la cannabis terapeutica non va considerato uno che si fa le canne».

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