Secondo Elisabetta Biavati, una delle responsabili del gruppo, nella nostra città c’è ancora poca apertura: «Per alcuni non è un farmaco, è una droga»
«Cerchiamo di aiutare le persone che potrebbero utilizzare questi farmaci ad avere le informazioni utili o i riferimenti per conoscere meglio l’argomento. E da loro raccogliamo le segnalazioni che cerchiamo di portare alle istituzioni quando c’è occasione di avere confronti». Una delle lamentele più consistenti riguarda la scarsa continuità con cui si riescono a reperire i prodotti: «Una volta avviato il piano terapeutico va portato avanti con costanza e invece ci sono dei periodi anche di due-tre mesi in cui le farmacie non hanno disponibilità. Questo succede anche perché le farmacie private spediscono anche altrove e non c’è precedenza per chi è seguito dal sistema sanitario che invece è obbligato a rivolgersi in Emilia-Romagna. Questa è una delle nostre richieste».
Per chi soffre di patologie idonee al trattamento con farmaci a base di cannabis ma non tra quelle coperte dal sistema sanitario, i costi possono essere anche importanti: «Quando ho iniziato io tre anni fa la materia prima utilizzata dai laboratori galenici costava 38 euro al grammo. Oggi siamo a 9 perché è calmierato dallo Stato. Poi vanno aggiunti gli onorari dei farmacisti che realizzano i prodotti. Il costo per il paziente dipende dal singolo caso. Ci sono persone che arrivano anche a 10 grammi al giorno. Diciamo che in media i casi più fortunati possono cavarsela con 90-120 euro al mese ma c’è chi può arrivare al migliaio di euro».
Biavati ci racconta il percorso di molti pazienti, simile al suo personale, verso queste terapie: «Molti di noi hanno provato gli oppiacei ma poi diventi farmacoresistente e gli effetti collaterali sono importanti. Oppure si arriva alla cannabis perché nulla fa effetto. Addirittura cisono certe neuropatie per cui nessun farmaco tradizionale ottiene risultati e invece la cannabis sì e non c’è una spiegazione scientifica, anche per questo c’è reticenza tra i medici perché mancano le basi scientifiche». Però su una cosa la referente del comitato vuole essere chiara: «Chi usa la cannabis terapeutica non va considerato uno che si fa le canne».