Quantità e circostanze fanno la differenza per chi viene trovato con stupefacenti: dall’arresto al semplice illecito amministrativo. La pena minima per chi è accusato di detenzione ai fini della cessione è sei mesi se rientra tra i casi di “lieve entità”. Le coltivazioni fai da te di canapa sono un reato solo se le piante sono femmine e quando matura il principio attivo
«Quando qualcuno viene trovato in un controllo di polizia con della droga addosso, in auto o in casa – spiega l’avvocato Luca Donelli – la prima variabile che viene presa in considerazione è certamente la quantità ma non c’è una soglia fissata per legge. Diciamo che fino a 8-10 grammi si può evitare l’apertura del procedimento per spaccio e si resta nell’ambito dell’uso personale. C’è la segnalazione alla prefettura come assuntore con la sospensione della patente e una serie di procedure da seguire per dimostrare l’idoneità alla guida». A far scattare l’accusa di detenzione per spaccio concorre la quantità ma anche il contesto: i precedenti del soggetto, l’eventuale suddivisione in dosi, il possesso di strumenti per la pesatura e il confezionamento, il luogo e la situazione. «Per le droghe leggere sono previste pene da due a sei anni a meno che non venga ritenuto un fatto di lieve entità e allora si resta fra sei mesi e quattro anni. Per le droghe pesanti la pena va da otto a vent’anni».
La quantità non sempre però determina il penale: «Può subentrare anche un discorso legato al reddito e alle disponibilità del soggetto in questione. Se ha le risorse per potersi permettere una certà quantità non è detto che vada considerato uno spacciatore».
Per la sentenza nel caso della detenzione incide la quantità di principio attivo presente nella partita sequestrata. La misurazione avviene con le analisi di laboratorio: «La legge punisce il traffico di sostanze stupefacenti. L’arresto scatta sulla base del peso lordo della sostanza con cui si viene trovati ma poi si è chiamati a rispondere per quanto principio attivo risulta dai test che si fanno abitualmente solo in presenza di grossi quantitativi». Per le droghe leggere la percentuale sta abitualmente fra due e sette, per la cocaina si arriva anche all’80-90.
In concreto l’esperienza delle aule di tribunale restituisce questo scenario: «Diciamo che ipotizzando di venire trovati con un etto di marijuana con un principio attivo basso e quindi ricadendo nel fatto di lieve entità si può prendere di solito non più di un anno».
E parlando di semi è inevitabile addentrarsi nel vasto mondo della cosiddetta cannabis light o cannabis legale, quella che viene venduta nei negozi perché ha un Thc inferiore allo 0,6 percento, o degli usi terapeutici più o meno farmacologici: «Non ci sono solo i farmaci veri e propri, c’è anche un uso a scopo medico. Mi è capitato il caso di una persona che fumava marijuana per alleviare un mal di schiena. Solo grazie alla certificazione di un medico della sanità pubblica è stato possibile dimostrare il reale utilizzo della cannabis. Su questo fronte però forse c’è ancora poco coraggio da parte dei medici».