L’allora concessionaria Publimedia dà la notizia del nulla di fatto in cui è finita la denuncia. «Forti danni economici per la nostra azienda»
Publimedia lamenta i danni subiti dall’essere stata «additata a pietra dello scandalo per l’intera faccenda». Tra le persone citate l’attuale consigliere comunale Massimo Manzoli, autore del post che divenne virale provocando l’interesse dei media locali e nazionali. «Da quel polverone all’esposto del Codacons – che fece partire un procedimento penale contro ignoti – il passo fu breve». Anche il sindaco Michele De Pascale, che ai tempi era segretario provinciale del Pd e si scusò, viene tirato in ballo da Publimedia.
«Ora, a distanza di poco più di due anni, il caso è stato archiviato, non essendo emersi gli elementi necessari per l’esercizio di una eventuale azione penale. Guardando più da vicino le cose, infatti, senza “filtri distorsivi” della realtà, si sarebbe potuto vedere come il cosiddetto “casinò” altro non fosse che un’installazione pubblicitaria rispettosa della normativa (e in particolare della legge Balduzzi) e che “i buoni” erano solo dei volantini pubblicitari, sul cui retro emergeva in maniera inequivocabile la facoltà vincolante di uso solo a San Marino e l’impossibilità di essere convertiti in denaro». La querelle in questione «ha avuto un costo molto alto per chi, per decenni, ha fatto il suo lavoro con la massima correttezza e trasparenza. Neppure per una volta, Publimedia – nel suo ruolo di concessionaria di pubblicità per la Festa dell’Unità – ha inserito negli spazi espositivi della manifestazione aziende la cui “desiderabilità” non fosse prima verificata con il Partito Democratico».