Droga, nelle comunità di recupero sempre più giovani e policonsumatori

Le attività sul territorio della Fondazione Nuovo Villaggio del Fanciullo e della cooperativa sociale La Casa che nel Ravennate hanno quasi un centinaio di ospiti da accompagnare verso il reinserimento sociale e lavorativo

Villaggiofanciullo

Una veduta dell’esterno del Villaggio del Fanciullo

«Rispetto a dieci anni fa, oggi i tossicodipendenti sono più giovani, il loro approccio alla sostanza inizia già nell’età dell’adolescenza e sono diventati policonsumatori, cioè assumono tante sostanze. Non c’è più solo il classico eroinomane del passato, adesso è più complicato intervenire, anche perché spesso ci troviamo di fronte anche a problematiche di tipo psichiatrico». A parlare è Patrizio Lamonaca, direttore generale del Nuovo Villaggio del Fanciullo, Fondazione che vede riuniti Industriali, associazioni di categoria, mondo della cooperazione e del volontariato con un fatturato annuo da 2,5 milioni di euro che si occupa da anni di recupero di tossicodipendenti (ma anche, tra le altre attività, di minori stranieri non accompagnati, progettazione europea e missioni in Africa come Ong).

Nella storica sede di Ponte Nuovo, alle porte di Ravenna, c’è una comunità terapeutica con 50 posti letto, occupati attualmente da 47 ragazzi (tutti maschi) che ci restano per un lungo periodo, spesso superiore all’anno (anche se solitamente mai per più di due anni). «Qui forniamo loro formazione per facilitare gli inserimenti lavorativi, dalla cucina all’agricoltura, fino al recente laboratorio di gelateria. Il reinserimento sociale aiuta molto a limitare le ricadute che sono invece purtroppo piuttosto frequenti. Noi possiamo vantare quasi il 50 percento di “successi”, grazie anche al nostro progetto di accompagnamento fuori dalla comunità: mettiamo a disposizione appartamenti dove i ragazzi convivono e dove per due anni continuiamo a fornire supporto, fuori dalla comunità». Il Villaggio del Fanciullo gestisce anche Villa Nina, a Longana. «Qui ci sono i ragazzi (al momento 13, ndr) spesso più giovani, anche minorenni, ne abbiamo presi in carico anche di 14 anni. E qui, spesso su richiesta del Sert (il Villaggio del Fanciullo opera quasi esclusivamente in accordo con il servizio pubblico, ndr) eseguiamo un inquadramento diagnostico dei pazienti, cercando di capire quale sia il loro problema per poi decidere quale percorso intraprendere, con l’ausilio di medici e psichiatri». Sono circa 60 gli operatori del Villaggio, di cui 45 dedicati esclusivamente al reparto delle tossicodipendenze. Difficile fare un identikit del tossicodipendente che si presenta in comunità, «ma sono ragazzi che hanno quasi sempre problematiche familiari alle spalle», conclude Lamonaca.

Gli ospiti di una comunità non sono però lo specchio reale dei tossicodipendenti di oggi, dice invece Marcello Ravaioli, coordinatore della cooperativa sociale La Casa che si occupa anch’essa di recupero e reinserimento di ragazzi tossicodipendenti, ispirandosi al programma terapeutico del Ceis di Roma. «Le comunità sono nate come risposta sociale ai morti per overdose, trent’anni fa (quando è nata anche la comunità ravennate de La Casa, ndr) e hanno senza dubbio funzionato. Oggi quell’emergenza sociale non c’è più e a volte sembra quasi non si voglia più parlare di droga. I tossicodipendenti invece ci sono ancora e a differenza di allora oggi è il Servizio pubblico (anche La Casa opera in accreditamenteo con il sistema sanitario, ndr) a decidere, sulla base anche delle risorse disponibili, chi mandare in comunità. E spesso quindi alla tossicodipendenza si associano disturbi sanitari/psichiatrici che si devono affrontare con personale qualificato». Sono una decina gli operatori della cooperativa che si occupano insieme a un nutrito gruppo di volontari dei ragazzi e delle ragazze (una trentina in tutto) accolti tra la storica comunità di via Augusto Torre, a Ravenna, e in due appartamenti dove vengono accompagnati verso l’indipendenza. «All’interno della comunità la nostra settimana tipo è scandita da tutte le attività di casa, tramite le quali gli ospiti acquisiscono anche nuove competenze. Ogni caso è diverso e si seguono percorsi personalizzati ma le caratteristiche comuni sono da una parte quelle dei sempre più giovani policonsumatori e dall’altra tossicodipendenti con “carriere” decennali alle spalle e problemi sanitari-psichiatrici da cui non sono mai riusciti a sfuggire».

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