La limitazione è contenuta nel piano regionale per l’aria e riguarda tutte le località sotto i 300 metri di altitudine. Non ci sono divieti per cucinare cibi o per fini commerciali
Il divieto riguarda però solo le abitazioni dotate di sistemi alternativi di riscaldamento (ad esempio i termosifoni), nelle aree situate sotto i 300 metri di altitudine. Sono comunque esclusi i Comuni montani per il loro intero territorio. Si confermano pertanto le restrizioni già in vigore nel 2017 per i camini aperti tradizionali (senza sportello a chiusura della sede di fiamma) e le “caldaiette” con efficienza energetica inferiore al 75 percento, ossia quelle meno efficienti e più inquinanti, di classe “1 stella”.
La misura sui caminetti rientra nelle azioni previste sia dal Piano aria integrato regionale (Pair 2020), approvato senza voti contrari in Assemblea Legislativa, sia dall’Accordo di bacino padano sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna nel giugno 2017 con ministero dell’Ambiente e Piemonte, Veneto e Lombardia.
Il caminetto aperto di vecchia generazione è valutato come una importante fonte di inquinamento. «In Emilia-Romagna oltre il 50 percento delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa – scrive la Regione in un comunicato su dati di Arpae –. Le emissioni di un camino aperto tradizionale sono stimate in 2.880 tonnellate di Pm10 all’anno e quelle di una stufa a legna di 1.228, a fronte delle 17 tonnellate all’anno degli impianti a metano».