L’odissea di una madre: «Che valore ha per Asl e Comune il tempo dei disabili?»

Doctors Seek Higher Fees From Health InsurersRiceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Maura Masotti, segretaria provinciale dello Spi Cgil, che ci scrive come genitore di una ragazza con disabilità. «Penso che la mia lettera – scrive via mail – possa essere spunto per una riflessione pubblica, poiché i fatti riportati sono un problema che altri genitori ed altre famiglie di ragazzi con le stesse problematiche e residenti nel nostro territorio vivono o hanno vissuto».

Mi chiedo e vi chiedo: è accettabile per una ragazza con una disabilità attendere per un appuntamento per oltre 9 mesi in una struttura pubblica della nostra Asl (Csm) per una valutazione neuro cognitiva da parte di una psicologa, al fine di attivare un percorso di inserimento lavorativo  (tirocinio di tipo D) attraverso un finanziamento della Regione?

Mi pongo questa domanda da diversi mesi, da quando il 20 marzo del 2018 ho attivato presso l’assistente sociale del mio quartiere la presa in carico di mia figlia, per poterle fare un percorso in una struttura che io ho individuato e che già da ottobre 2017 frequenta per 2 pomeriggi alla settimana più sporadicamente in qualche altra giornata.
Una struttura, nella quale un gruppo di ragazze e ragazzi affiancati da operatori e volontari, hanno la possibilità di fare un’esperienza con un percorso di inserimento lavorativo al mattino, nella Locanda Sociale della Macina, e per altri 2 pomeriggi alla settimana vengono proposti laboratori di disegni, improvvisazione teatrale, ginnastica, pet- terapy con i cavalli, educazione stradale, e in cui i ragazzi imparano a conoscersi , a star insieme ad altre persone e a trovare una propria identità, una propria dimensione e una propria autonomia.
Bene, dopo una serie di tre colloqui con l’assistente sociale finalmente ad agosto 2018 approdiamo al servizio dell’Asl del Centro di salute Mentale per un primo colloquio conoscitivo e a cui mi viene detto, dal medico che incontriamo, che seguiranno colloqui fra una psicologa e la ragazza per valutarne le competenze, attitudini e fare il progetto, e che valuterà cosa sia più adatto per lei.

Passano i mesi e non ho più notizie , sollecito l’incontro e poiché non riesco a parlare con il medico, sollecito anche l’assistente sociale affinché si avvii questo percorso e finalmente il 4 aprile tramite sms riesco ad avere fissato un appuntamento per il 17 maggio alle 9.30 con la psicologa .

 Venerdi 17 maggio dopo aver atteso un ‘ora oltre all’orario fissato davanti alla porta di un ambulatorio vuoto e sollecitato più volte il centralino del servizio per poter parlare con qualcuno , vengo di nuovo, tramite sms , messa a conoscenza che “l’Appuntamento è stato spostato al 14 per esigenze organizzative, essendo fuori Ravenna per lavoro ci sentiamo lunedì” .

Alla mia domanda, sempre tramite sms , “spostato da chi e il 14 di quale mese e a quale orario”, segue per tutte risposta un altro messaggio “Mi scusi sono ad un Convegno ne parliamo al mio ritorno”.

Ora , premesso il mio gran rispetto nei confronti di tutte le persone che lavorano, e la consapevolezza delle insufficienti risorse economiche a disposizione anche nei Servizi e nella Sanità, la pazienza non è infinita.

Oggettivamente a distanza di 9 mesi mi aspetterei da un Servizio che gestisce casi di persone con disabilità,e fragilità psichiche un comportamento e una sensibilità diversa.

Scopro poi che l’appuntamento era stato anticipato per ragioni di servizio dalla psicologa al 14 maggio, anticipo che nessuno si era premurato di comunicarmi; riesco a recuperare un nuovo appuntamento per il  23 maggio parlando direttamente con la psicologa.

Ma al di là del fatto singolo, ritengo i tempi di attesa davvero troppo lunghi e ingiustificati. Il nostro non è un caso isolato, molti genitori che incrocio lamentano le stesse difficoltà ad avere risposte. Sono pochi i medici , o gli psicologi nel servizio, rispetto alla popolazione in difficoltà?

Una riflessione e una risposta è necessaria. Quando si parla  di salute mentale, quando si trattano casi di persone con disabilità o si trattano casi di persone  siano esse giovani o anziane affette da patologie neuro degenerative, le risposte non possono tardare mesi, nel nostro caso parliamo ormai di 15 mesi dall’inizio dell’iter.

Così si lede il diritto della persona a poter fare un percorso di inclusione e di vita dignitosa, trovo ciò una grande ingiustizia personale e sociale. Mi chiedo quanto tempo potrà ancora supportarmi l’Associazione Letizia Onlus che ha in carico mia figlia da quasi 2 anni e per la quale non riceve nessuna forma di sussidio o contributo  economico pubblico, e che quindi fino ad ora  ci ha supportato ed è stata l’unica a farsi carico di darmi una risposta. Mi domando inoltre, nel caso dovesse cessare anche la loro disponibilità, viste le numerose richieste di intervento che ricevono, quale soluzione ci si prospetta. Io dovrei chiedere una aspettativa dal lavoro per occuparmi a tempo pieno di mia figlia, con evidenti ripercussioni , ma anche il progetto per mia figlia di una migliore qualità della vita e di inserimento sociale verrebbe a cadere e con loro diverse altre opportunità di socializzazione.

I genitori di ragazzi con disabilità, chiedono risposte e dignità per i propri figli, chiedono per loro un futuro,e delle prospettive, cercano come me di costruire e immaginare di poterli lasciare un giorno, in una condizione (la migliore possibile)  in cui possano continuare la loro esistenza anche senza la mamma o il papà che si prenda cura di loro.

Sono passati 15 mesi nessuna risposta, NESSUNO, nè assistente sociale né altri che devono valutare il progetto hanno mai messo piede nella  struttura che ospita mia figlia, per vedere cosa fanno i ragazzi, per valutare quali possibilità potrebbero esserci per lei.

 Una psicologa, che  abbiamo incontrato il 23 maggio per la prima volta dovrà valutare   e attendiamo fiduciosi,il medico responsabile del servizio non dialoga  con me se non  attraverso sms; nel frattempo anche l’ assistente sociale con cui avevamo attivato l’iter oltre 1 anno e mezzo fa , da un mese non fa più parte dell’organico, per cui avremo un altro punto di riferimento nel servizio.

Chiediamo per i nostri ragazzi un futuro sereno e tranquillo e ci scontriamo invece con mille difficoltà, con i tempi di una burocrazia insopportabile, e ahimè  una scarsissima considerazione come persone.

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