Le femministe contro il Comune per la mostra di Chuck Close, accusato di molestie

L’artista americano al centro del dibattito. Il direttore del museo: «Separare prodotto artistico e biografia dell’autore»

Chuck Close Disordine

Marcello Landi di Disordine dà il benvenuto a Ravenna a Chuck Close consegnandogli una tessera di socio onorario dell’associazione

Mentre l’associazione Disordine lo ha accolto in città consegnandogli anche una tessera di socio onorario, le femministe di Ravenna si scagliano contro Chuck Close.

Si tratta del celebre artista americano (gravemente paralizzato da oltre trent’anni) che espone al Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna in occasione della Biennale del mosaico contemporaneo, finito in passato al centro anche delle cronache per le accuse di molestie sessuali che gli hanno rivolto diverse donne, modelle, artiste.

Le opere di Chuck Close al Mar

L’allestimento delle opere di Chuck Close al Mar

«Il New York Times e HuffPost hanno raccolto diverse testimonianze di donne pronte a denunciare comportamenti “sconvenienti” del 77enne artista, che pur non sfociando in atti di violenza, avrebbero comunque alimentato quel clima di ambiguità e sostanziale svilimento della donne capace di inquinare pesantemente rapporti personali e sociali: molestie sessuali, insomma», si legge nella nota pubblicata su Facebook dalle femministe (a firma Udi, Donne in Nero e socie della Casa delle Donne), che ricordano come a seguito di queste accuse «molti musei e gallerie in America e in altri paesi, hanno deciso di annullare le mostre di Close in corso o in programma. Il Museo di Whashington l’ha cancellata, mentre il PAFA in Pennsylvania ha deciso di inaugurare nella stanza accanto a quella dove erano esposte le opere di Close, una Mostra collettiva di artiste, invitando visitatori e visitatrici a rispondere alla domanda: “Cosa serve per avere un mondo dell’arte più equo?”». Tutto questo – è l’annotazione delle femministe – negli Stati Uniti , dove forte e potente si è manifestato il movimento Me Too, «attraverso il quale migliaia di donne hanno preso parola pubblica, anche a distanza di anni, per denunciare abusi, molestie, ricatti e violenza sessuale».

«Se in Italia il movimento Me Too – continua la nota – non è stato forte ed incisivo come in altri paesi, lo si deve a diversi fattori, non ultimo quello ascrivibile all’ignavia del potere politico, al silenzio delle istituzioni, incapaci, ancora una volta, di comprendere la profondità e la radicalità della rivolta delle donne.Il dibattito pubblico si è fermato alla superficie ed ha preferito vedere quello che non c’è nelle denunce del movimento femminista: il desiderio di vendetta, di repressione, di giustizialismo; e non vedere quello che invece c’è: desiderio di libertà, di rottura della subalternità femminile nei rapporti di potere e sociali, di cambiamento. E allora ci chiediamo:anche le istituzioni culturali del Comune di Ravenna preferiscono non vedere e ignorare quello che è noto in tutto il mondo da tempo? Del grande artista Chuck Close non si sapeva nulla?».

Sulle pagine del Corriere Romagna è il direttore del Mar, Maurizio Tarantino, a rispondere alle polemiche, condannando ogni forma di molestia, ma invitando a tenere separati il prodotto artistico e la biografia dell’artista.

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