Secondo l’associazione il proliferare di specie vegetali non autoctone causa il soffocamento dell’area umida. «Ecco perché gli interventi tampone non sono utili»
Legambiente Ravenna interviene duramente sulla situazione nella Valle della Canna, dove ormai duemila uccelli sono morti a causa el botulino. «Esito scontato ed inevitabile di sottovalutazioni, inadempienza e di misure solo sporadiche ed emergenziali, quanto da scelte gestionali del tutto discutibili», dice l’associazione ambientalista. Le associazioni da tempo parlano di una gestione idraluica insufficiente «a contrastare l’anossia e il ristagno: condizioni favorenti la proliferazione del batterio del botulino, minaccia mortale per l’avifauna».
Per Legambiente da tempo è in atto una evoluzione della vegetazione che dal 2011 starebbe accelerando «ed in particolare stanno aumentando le presenze arboree nei punti più elevati, salici e pioppi bianchi, accompagnate anche dai banali ruderali rovi e sambuchi, mentre nelle bassure si susseguono specie aliene invasive come zigolo nordamericano e porracchia sudamericana. Quest’ultima specie, per i botanici Ludwigia peploides montevidensis, nota in letteratura scientifica tra le più invadenti e combattute pesti d’acqua a livello mondiale, sta espandendosi rapidamente nella Valle della Canna, fenomeno evidente e conosciuto». Anche la presenza di fenicotteri ed oche selvatiche sarebbero «precisi segnali di un mutamento ecosistemico, che coinvolge ovviamente anche flora e fauna, a dispetto dell’impegno formale alla conservazione della biodiversità, sancito dalla inclusione nella rete Natura 2000 della Comunità Europea, come SIC e ZPS».
Il tutto crea un «un perfetto ambiente protettivo per zanzare; questo aumenta l’incidenza del virus West Nile e di altre malattie comunemente diffuse dalle zanzare. La Ludwigia peploides provoca anche seri danni alle attività umane quale anche la navigazione. La crescita rapida ed incontrollata della primula d’acqua sovrasta la vegetazione autoctona e danneggia le reti di irrigazione e drenaggio dei corpi d’acqua. I pesci possono incontrare seri problemi a muoversi nei fitti popolamenti di Ludwigia, che oltretutto influenzano gli habitat degli animali di superficie come gli uccelli. Essa ospita popolamenti di culicidi (zanzare), possibili portatori del virus West Nile».
In altre parole, per Legambiente «non basta più ricolmare i chiari solamente quando in stress idrico, ma sono necessarie programmazioni ed investimenti tali da garantirne un livello minimo vitale (il doppio rispetto a soli 2 anni fa) a tutela della salute dell’ecosistema. Una programmazione che è importante tenga conto degli effetti del cambiamento climatico e delle future esigenze idriche dell’area».
Infine, «grandi interrogativi sono posti anche sulle operazioni di recupero, al di là dell’encomiabile impegno dei volontari attualmente impegnati, sulla correttezza delle operazioni di recupero della avifauna morta e di quella sopravvissuta. Quale è il numero attuale dei recuperati ? Quanti ancora vivi e quanti morti ? I vivi sono stati regolarmente registrati? Quali specie sono state interessate? È’ stato fatto un censimento di tutti gli animali recuperati diviso per specie e genere? Si sono trovati uccelli particolarmente protetti o protetti fra i deceduti (uccelli che sono certamente presenti nella Valle della canna)? Se non è stato fatto, perché si è già provveduto a portarli all’inceneritore?”.