Scuola, si spera nella cassa integrazione per gli educatori delle cooperative

E anche il Comune di Ravenna sta valutando l’ipotesi di interventi a domicilio, in aiuto alle famiglie

Sostegno 622091.660x368Cosa succederà a quei lavoratori che non possono lavorare a causa della chiusura delle scuole per l’emergenza coronavirus? La questione martedì 3 marzo è arrivata in consiglio comunale a Ravenna grazie a due question time.

Il tema riguarda in particolare gli educatori che lavorano per le cooperative che non hanno potuto appunto lavorare e che il Comune paga in base ai servizi erogati, secondo quanto previsto dall’appalto. In consiglio comunale sindaco e assessora all’istruzione hanno ribadito l’interesse del Comune di fronte a questa «debolezza del sistema».

«Stiamo cercando di attenuare tutto quello che sta arrivando da un’emergenza senza precedenti – ha specificato l’assessora Ouidad Bakkali -. Si tratta di chiusure che non si erano mai viste e che hanno peraltro un grande punto interrogativo in prospettiva. Abbiamo partecipato a tavoli con enti gestori del sistema integrato e sindacati di categoria e siamo tutti d’accordo che la strada maestra resta la cassa integrazione in deroga proprio per i lavoratori colpiti dall’emergenza coronavirus. Inoltre stiamo pensano a intervenire per andare anche in aiuto della famiglie, a partire da quelle che hanno minori con handicap, con interventi degli educatori a domicilio, stiamo valutando nuove progettualità».

Sempre sollecitata su questi temi, Bakkali specifica anche che non è all’ordine del giorno un’eventuale riduzione del contributo alle scuole cattoliche private convenzionate. «La nostra è una compartecipazione che è lungi da coprire il costo per bambino. Un’eventuale riduzione aprirebbe un problema nella tenuta del rapporto di coesione e anche nei confronti dei loro lavoratori».

Il Comune quindi non intende lavarsi le mani dei lavoratori della scuola delle cooperative a cui ha appaltato pezzi di servizio (e che, ha specificato il sindaco, sarebbe impossibile internalizzare anche volendo per i vincoli rispetto al personale degli enti locali), ma nemmeno farsene direttamente carico almeno al momento. E la speranza, come per gli altri, resta nel nelle risorse statali e regionali.

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