Coronavirus, il sindaco: «Siamo in una fase di cambiamento, un momento storico»

De Pascale: «Per anni abbiamo sottovalutato troppo il fenomeno dell’influenza stagionale»

De PascaleParliamo al sindaco nei giorni in cui la crisi per il corona-virus sta entrando nella vita della città con misure sempre più stringenti. «Il tempo percommentare – ci dirà a fine intervista – ci sarà nei prossimi secoli visto la portata storica dell’evento».

Nel giro di pochi giorni siamo precipitati nella cosiddetta zona rossa, dove alla chiusura di scuole, teatri e cinema si sono aggiunte altre misure fortemente restrittive e soprattutto con la raccomandazione a tutti di restare in casa se non per andare al lavoro e fare la spesa. Come sta reagendo la città?
«Non vorrei che il cattivo comportamento di pochi mettesse in ombra il senso di responsabilità e il senso civico mo-strato da decine di migliaia di persone fin dall’inizio. Dal nostro osservatorio vediamo che le persone chiedono, si infor-mano e poi rispettano le indicazioni. Quando questo non succede vengono erogate le sanzioni. Se nei primi giorni c’è stata soprattutto un’attività informativa anche dalla polizia municipale, già da martedì mattina sono state fermate e multate persone per spostamenti ingiustificati».

Nonostante i chiarimenti, i dubbi per i cittadini restano tanti.
«Noi cerchiamo di rispondere a tutti, anch’io personalmente, e l’informazione locale sta facendo un lavoro eccelso. In caso di dubbio, tuttavia, consiglierei innanzitutto di attenersi a un principio sempre valido: tutto ciò che è evitabile va evitato. Tutto ciò che non è necessario va evitato. Anche chi ha i bambini può “allenarsi” a usare videochiamate e le nuove tecnologie a disposizione per tenerli in contatto. Io stesso in questo periodo sto facendo videochiamate in tutta Italia con modalità che poi potranno essere utilizzate anche in seguito risparmiando tempo…».

C’è quindi da imparare da ciò che sta succedendo?
«Questa non è una parentesi ma una fase di cambiamento, un momento storico. Molte abitudini che abbiamo oggi potranno avere una ripercussione sul futuro anche dal punto di vista sanitario. Per anni abbiamo sottovalutato troppo il fenomeno dell’influenza stagionale. Chi andava al lavoro con 37,5 di febbre è stato considerato un eroe, mentre ora sappiamo che è da irresponsabili, perché quel 37,5 per un collega può comportare complicanze importanti».

Cosa ci dobbiamo aspettare il 3 aprile? Come usciremo da questa situazione?
«Impossibile adesso prevedere tempi perché non sappiamo come il virus possa reagire all’innalzarsi delle temperature, ma noi dobbiamo comportarci come se la situazione potesse durare ancora a lungo».

Come sta affrontando l’emergenza la macchina comunale?
«Le funzioni del Comune sono tutte coinvolte, con una cabina di regia in Municipio. In prima linea ci sono la protezione civile, polizia municipale e i servizi sociali, naturalmente, e poi l’ufficio stampa, attività economiche, servizi educativi, ragioneria e tributi per il sostegno alle imprese, ma è al lavoro anche il resto della macchina comunale, ad esempio l’ufficio progettazione perché dobbiamo evitare che quando tutto questo sarà finito si debba aspettare ad avviare i can-tieri».

A proposito di servizi sociali, chi si sta prendendo cura degli anziani che non possono uscire di casa e vivono soli?
«Come Comune di Ravenna e insieme all’Ausl e a tutto il distretto di Russi e Cervia abbiamo individuato 31mila numeri di telefono di over 70 e 75 e una task force di decine di persone sta telefonando per informare della situazione e anche per capire se ci sono particolari necessità. I servizi sociali già conoscono e seguono circa 300 o 400 persone con cui siamo costantemente in contatto e di cui conosciamo i bisogni, ma dato il momento straordinario, vogliamo appunto approntare una misura straordinaria».

Le maestre comunali che lavorano per nidi e materne riceveranno lo stipendio anche se non andranno al lavoro nelle prossime settimane?
«Assolutamente sì. Tra quelle a tempo determinato alcune saranno appunto richiamate per contattare le persone anziane nel progetto che spiegavo prima».

E gli educatori che fanno assistenza ai ragazzi disabili a scuola? Avranno la cassa integrazione? Faranno interventi a “domicilio” come prospettato dall’assessora Bakkali?
«Per quanto riguarda i lavoratori privati, va detto che la cassa integrazione è una tutela universale e necessaria. La domiciliarità del servizio è invece qualcosa che già applichiamo per casi specifici fuori dall’emergenza e su cui ora dobbiamo ragionare per studiare soluzioni che sono essenziali, ma devono anche essere personalizzate».

Avete fatto un primo calcolo su costi/risparmi per ilbilancio comunale? Al di là delle risorse regionali e statali, cosa potrà fare il Comune?
«Tra i nostri obiettivi c’è quello di evitare che il costo di alcuni mancati servizi si scarichino solo su alcune famiglie o sui gestori. Se non ci saranno provvedimenti nazionali, impegneremo fondi e strumenti. Sono personalmente in una commissione nazionale che si sta occupando anche di questi temi».

Quale settore economico la preoccupa di più nel dopo?
«Sicuramente il turismo sta pagando un prezzo altissimo e la crisi rischia di diventare particolarmente importante per noi se consideriamo che il nostro bacino è principalmente quello lombardo e dell’alta Emilia. Serve un grande provvedimento nazionale sul comparto e non basteranno pannicelli caldi».

A proposito: ci sono lombardi che sono venuti nelleseconde case al mare sui nostri lidi proprio lo scorso fine settimana. Esiste un pericolo sanitario?
«I cittadini lombardi hanno contribuito più di chiunque altro negli ultimi 70 anni alla crescita del turismo in Romagna, tanti hanno una seconda casa qui, tanti sono di casa qui. Chi è sceso prima dell’8 di marzo non ha commesso nessuna irregolarità, può permanere alla sua abitazione, ma credo sia giusto chiedergli di rimanere in autoisolamento per almeno 14 giorni come cautela ulteriore. Dall’8 di marzo in poi, invece, gli spostamenti per turismo sono vietati e nel caso qualcuno ne sia a conoscenza fa bene a fare segnalazioni».

La nostra provincia dal punto di vista sanitario è ben attrezzata. E infatti stiamo ricevendo pazienti anche da altri ospedali…
«Sì, per fortuna abbiamo una dotazione significativa di posti in rianimazione, un ottimo reparto di infettivologia e abbiamo rafforzato pneumologia. Stiamo lavorando anche per aumentare il personale medico e infermieristico, perché i macchinari e i letti da soli non bastano. In questo momento siamo in grado di aiutare gli altri, che significa salvare vite, non è detto che in un futuro non saremo noi ad aver bisogno della solidarietà altrui. Anche perché le persone, nel frattempo, non smettono di aver bisogno di cure oncologiche urgenti o di avere incidenti stradali…».

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