L’ospedale di Lugo si prepara a diventare Covid-19. E la Cgil chiede investimenti

Saranno un centinaio i posti all’Umberto I, da utilizzare una volta esauriti quelli di Ravenna. Le richieste del sindacato

Visita All'Ospedale Di Lugo, 15 Marzo 2019 (2)

Il sindaco Ranalli durante una visita all’ospedale di Lugo nel 2019

Come ormai noto, l’ospedale di Lugo è deputato in Romagna, insieme a quello di Riccione, a essere dedicato esclusivamente ai casi accertati di Covid-19. Ed è lo spunto per la Fp Cgil e la Fp Cgil Medici e dirigenti Ssn dell’Ausl Romagna a chiedere un numero adeguato di risorse umane e tecnologiche.

Il nuovo allestimento dell’ospedale Umberto I di Lugo sarà pronto all’inizio della prossima settimana e riguarderà la palazzina di Medicina interna, che può contare su un centinaio di posti letto, oltre ai sei di rianimazione, e su un’entrata autonoma. Ad annunciarlo è il direttore sanitario dell’ospedale di Ravenna, Paolo Tarlazzi, intervistato dal Carlino in edicola oggi, 14 marzo.

Tarlazzi spiega anche che l’ospedale di Lugo diventerà “Covid-19” solo una volta che sarà saturo quello di Ravenna, dove sono a disposizione per l’emergenza 12 posti nel reparto di Rianimazione, 19 in Pneumologia e 20 in Malattie Infettive, che in queste ore si sta completando. Per questo si stanno attrezzando posti per i pazienti contagiati anche in Chirurgia, per un totale di circa 100 posti letto.

Tarlazzi tranquillizza anche i cittadini lughesi sul fatto che saranno garantite anche le altre urgenze, mentre rivela che sono «pochi, meno di dieci» i casi positivi al coronavirus tra medici e infermieri della provincia di Ravenna.

La Cgil, intanto, continua a chiedere di «investire di più sui servizi sanitari e sugli operatori, che vengono definiti «in affanno».

«È necessario – continua la nota della Cgil – impegnare tutte le nostre risorse per sostenere i servizi e i professionisti sanitari che sono in prima linea per garantire la salute della cittadinanza». Per il sindacato, «servono subito medici e infermieri, così come una maggiore distribuzione dei dispositivi di protezione individuale. Serve una maggiore integrazione tra la medicina generale e quella ospedaliera per garantire una migliore presa in carico e gestione dei pazienti più fragili che necessitano di un’assistenza continua domiciliare e ospedaliera. I Pronto Soccorso, le Unità operative degli ospedali e del territorio, i servizi di prevenzione sono in prima linea ad affrontare l’emergenza, con immani sacrifici da parte degli operatori sanitari e tecnici. Sono all’ordine del giorno i contatti al sindacato per chiedere specifiche, per avere tutele nel lavoro».

All’Azienda Ausl della Romagna «chiediamo in particolare risposte in tempi rapidi – conclude la Cgil –, potenziamento delle dotazioni di personale e un rifornimento costante e capillare di dispositivi di protezione individuali adatti a fronteggiare la nota emergenza, sapendo che il problema del reperimento dei Dpi idonei è un problema di carattere nazionale, che andrebbe trattato soprattutto in termini di produzione nazionale».

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