Enrico (nome di fantasia) ci racconta la sua vita scolastica in remoto. «Mai avrei pensato di poterlo dire, ma non vedo l’ora che la scuola riapra»
«Mi alzo, faccio colazione e accendo il computer. Se non fosse per mia madre, forse nemmeno mi toglierei il pigiama…». Enrico (nome di fantasia) ci racconta la sua vita scolastica da liceale in remoto.
Cosa è meglio?
«Beh, è più facile copiare, aiutarsi, per ora non ci sono vere interrogazioni e si può sempre dare un’occhiata al libro o, magari, fingere di avere un guasto tecnico. Però di fatto la mole di lavoro è addirittura aumentata! Tra le lezioni online, le videolezioni e i compiti da consegnare tutti i giorni per tutte le materie…».
Roba quindi da far rimpiangere la scuola, intesa anche come luogo fisico?
«Beh, sì, siamo animali sociali. Mi manca il rapporto con i compagni prima e dopo le lezioni, la ricreazione. Il rapporto con gli insegnanti ne ha risentito meno, forse. E poi comunque a scuola è più facile restare concentrati e non distrarsi. Quindi sì, prima di questo periodo non avrei mai pensato di poterlo dire, ma non vedo l’ora che la scuola riapra!».