Riaperta la pineta di Cervia distrutta dalla tromba d’aria. Piantati 1.200 alberi

Con le piante abbattute verrà alimentata invece la centrale a biomasse di Russi

Dopo quasi dieci mesi dalla tromba d’aria che il 10 luglio 2019 sconvolse la località di Milano Marittima, si è conclusa la fase uno della rinascita della Pineta di Cervia.

Ieri (4 maggio), con la riapertura delle aree verdi, è tornato fruibile anche il vasto bosco cittadino, dopo un intenso lavoro di rimozione degli alberi caduti che si è concluso con la sistemazione dei sentieri, degli arredi e delle attrezzature ginniche, ancora non fruibili fino al 17 maggio.

Ora quindi in pineta si può andare a camminare, correre, passeggiare con il cane o in bicicletta, sempre seguendo le modalità comportamentali indicate nella cartellonistica che è stata posizionata alle varie entrate.

Anche all’interno del Parco Naturale, che era stato profondamente colpito dagli effetti della tromba d’aria e che sarà ancora chiuso almeno fino al 17 maggio, si sta ritornando alla normalità.

Oltre 1.200 tra alberi (pini domestici e latifoglie) e arbusti tipici della flora autoctona hanno infatti già ripopolato gli oltre 3 ettari di pineta distrutta, grazie al contributo della Società AzzeroCO2 s.r.l., per conto di Coop. Alleanza 3.0.

Il progetto, di cui Cervia è stata beneficiaria, fa parte dell’iniziativa Mosaico Verde, che dà la possibilità ai comuni italiani di ricevere un intervento gratuito di riqualificazione urbana, attraverso la messa a dimora di specie arboree autoctone in aree degradate.

L’attività di esbosco in pineta è consistita nell’abbattimento della quasi totalità degli alberi a terra o stroncati, nell’estrazione delle ceppaie e nella cippatura finale del materiale.

Il lavoro, che è durato oltre due mesi, è proseguito in sicurezza quasi ininterrottamente anche nel periodo dell’emergenza coronavirus.

Il materiale cippato ricavato, valutato in 4.000 tonnellate, servirà nei prossimi mesi ad alimentare la centrale a biomasse di Russi.

La ferita è evidente, le zone danneggiate hanno lasciato un vuoto vegetazionale consistente, anche se bisogna ricordare che le attività del cantiere forestale sono state di tipo estremamente conservativo, in molte zone di difficile accesso, depresse o ricche di sottobosco arbustivo non si è intervenuti, lasciando le aree alla loro evoluzione naturale.

Lungo il percorso sono stati lasciati pezzi di piante e ceppaie, a ricordo dell’evento, in attesa di celebrare i lavori con una mostra fotografica open-air.

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