Il “pane di una volta” della Fornarina di Ravenna in aiuto a bimbi malati e poveri

Iniziativa all’insegna della bontà in tutti i sensi del panificio di Akami fino a domenica 20

Sacco Pane FornarinaAperto da qualche mese in via di Roma 135, a Ravenna, La Fornarina di Akamì è un panificio nato dal desiderio di riportare in vendita il “pane di una volta”. La sede è quella storica di un forno aperto nel 1908, il nome è lo stesso di sempre, ma l’idea imprenditoriale è tradizionale quanto innovativa: una proposta di prodotti da forno che viene presentata in questo fine settimana fino a domenica 20 dicembre, in maniera semplice ma anche speciale, con “un sacco di solidarietà” a sostegno di chi ne ha bisogno.

Acquistando una pagnotta da 1 kg di farina di grano tenero insieme alla borsa portapane, con un contributo di 10 euro, verranno devolute 5 euro al progetto “In connessione per condividere sorrisi – Wi-Fi in pediatria” dell’Associazione Agebo – Assistenza Genitori e Bambini Ospedalizzati, mentre, con un contributo di 15 euro, 10 euro andranno al progetto “Il Piatto Sospeso” di RavennaFood e Ecologia di Comunità.

Riscoprire il pane come alimento e nutrizione, ritrovare gli antichi sapori, la croccantezza e l’inconfondibile profumo di un tempo, dando valore alla filiera e alla materia prima di qualità, sono la base del modello di sviluppo de La Fornarina, in un’ottica di beneficio collettivo.

«Nella nostra esperienza di ristoratori da Akamì Casa&Bottega ci siamo accorti di non riuscire a trovare pani che rispondessero alle nostre esigenze, così abbiamo iniziato a produrli internamente. L’idea di specializzarci nella lavorazione dei prodotti da forno è scaturita dalla richiesta dei clienti di acquistare per uso domestico il pane e la pizza che trovavano nel nostro ristorante», dichiara Marco Luongo, chef e co-titolare di Akamì e La Fornarina.

Un’opportunità che per passione e intraprendenza Marco Luongo e il socio Jacopo Mutti non si sono fatti scappare. «Il pane tradizionalmente era un alimento così importante da avere significati sociali e rituali. Per due anni abbiamo girato i panifici italiani per capire come poter recuperare il suo gusto, il suo nutrimento e i suoi valori. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare due persone meravigliose che ci hanno aiutato a trovare una nostra strada, Francesca di “Pan  di Fra” di Senigallia e Armando di “Forneria Voglia di Pane” di Brescia. Oggi il nostro pane è preparato con solo farine italiane biologiche macinate a pietra e lasciato lievitare naturalmente non meno di 24 ore», spiega Mutti, che aggiunge: «Abbiamo deciso di puntare sulla qualità elevatissima delle materie prime ma ancora non siamo riusciti ad accorciare al massimo la filiera utilizzando solo prodotti locali. È il nostro prossimo obiettivo».

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