Lo prevedono i protocolli delle federazioni. A Faenza invece il Comune ha convinto le società a sospendere l’attività
A prevederlo – nonostante in linea generale sia imposta la chiusura di tutti i centri sportivi – i protocolli delle rispettive federazioni, che definiscono di “preminente interesse nazionale” l’attività, per esempio, anche di bambine di 11 anni, neppure selezionate.
Nel dettaglio, il basket può proseguire la propria attività fino ai nati nel 2009 compreso, la pallavolo fino agli Under 13, dove possono essere aggregate – è il caso per esempio della Teodora – anche bambine appunto del 2010.
«Seguendo i protocolli della nostra federazione – ci dice al telefono Federico Vecchi del Basket Ravenna – offriamo così un servizio alle famiglie, che possono continuare a far fare sport ai propri figli anche in questo periodo in cui i ragazzi sono costretti alla didattica a distanza. Ma ovviamente capiamo benissimo quelle famiglie che preferiscono evitare contatti stretti in palestra». Il protocollo prevede infatti l’arrivo con mascherina (e la successiva “igienizzazione”), ma poi l’allenamento senza, con tanto di partite e quindi contatto ravvicinato. Nono sono invece utilizzabili gli spogliatoi e le docce.
Il tutto mentre l’altro sport di contatto più diffuso tra i ragazzi, il calcio, all’aperto, è fermo (fatta eccezione per alcune annate di società professionistiche, a proposito di “preminente interesse nazionale”), ulteriore conferma di quanto il mondo dello sport sia probabilmente quello meno considerato dalle normative anti Covid, spesso poco chiare e di difficile interpretazione.
Da segnalare infine che l’altra società di basket ravennate, Compagnia dell’Albero, ha invece deciso di sospendere l’attività precauzionalmente, in linea con i principi generali del passaggio in zona rossa, così come per esempio succede nel comune di Faenza, dove l’Amministrazione ha stretto un accordo con associazioni e società sportive, “convinte” a sospendere la propria attività.