venerdì
27 Giugno 2025
violenza sulle donne

L’appello di chi si è salvata: «Educate figli e nipoti a rispettare sempre le donne»

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UNADJUSTEDNONRAW Thumb 96efAgnese Paci aveva 17 anni quando, nel 2007, scampò al massacro di Capo Verde. Le sue due amiche, la ravennate Dalia Saiani e la veronese Giorgia Busato, furono violentate e uccise; lei riuscì a sopravvivere solo perché venne ritenuta morta dagli aggressori.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una sua testimonianza, che è un appello al rispetto delle donne, non solo l’8 marzo.

«Ci si riesce ad abituare a tutto, o quasi tutto, a nuovi ritmi di vita, a stare soli, a stare in compagnia, a nuovi amori, a tante altre cose, ma ogni volta che sento la notizia di un’altra donna uccisa o ferita o violentata mi trema tutto dentro. A questo non posso abituarmi e non dovrebbe farlo nessuno. Non possono essere notizie come tutte le altre, che scorrono nella barra inferiore del televisore durante i vari telegiornali. Ogni volta sto male. Sì! E deve far star male tutti.

Sono passati tanti anni, ma non cambia nulla, ogni volta è impossibile non tornare con la mente a quella notte. Quella esperienza resterà lì, dentro di me, ma non voglio che le bambine che stanno crescendo oggi possano mai capire questo dolore.

Non può essere così, non deve essere così, non dovete abituarvi a queste notizie. Basta.

Insegnate ai vostri figli che non può essere una battuta o un modo di dire “ti do una botta in testa”, che espressioni simili non devono fare parte del nostro linguaggio mai e per nessun motivo. Dobbiamo sempre avere chiaro cosa c’è sotto, cosa significano. Non ci si può abituare a queste parole e non si può farle diventare comuni, o peggio ancora accettabili, perché poi si trasformano anche in gesti comuni.

Non dovete abituarvi, non può entrare nella normalità, non dovete accettarle e non permettete a nessuno di dirle, nemmeno ai vostri amici ridendo e scherzando.

Così come bisogna smettere di sentire dire: “È la donna che deve far i lavori di casa”, “La donna cucina, io non faccio niente”, “La donna deve obbedire e star zitta”, e così via. Basta. Tutti, uomini e donne, dobbiamo essere sullo stesso livello.

Non esistono giustificazioni: “Non sapeva cosa stava dicendo o facendo”, “Non era in sé”, “Era ubriaco/a”, “Era drogato/a”. No, non deve succedere e basta.

Dovete educare i figli, i nipoti, le sorelle, i fratelli, gli amici, e anche i genitori.

Ogni donna che ognuno avrà accanto, per amore, amicizia o lavoro deve essere rispettata, dalle semplici parole ai gesti che le vengono rivolti.

Insegnate a mettersi sempre nei panni degli altri. Ogni donna che avranno davanti e a cui non si porta rispetto potrebbe essere la propria mamma, figlia o sorella a cui qualcun altro potrebbe non star portando rispetto.

Dovete capirlo prima che succeda alla vostra amica, figlia o sorella. Dobbiamo intervenire tutti.

Insegnate alle ragazze a non accettare nulla di tutto questo.

Educate e pensate sempre che ogni parola, seppur detta con superficialità, si può trasformare in uno schiaffo, in una coltellata, in un sasso tirato in testa.

Non basta regalare una mimosa per l’8 Marzo, bisogna ricordare questi concetti anche tutti gli altri giorni dell’anno».

Agnese Paci

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