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Dantedì, il Papa ricorda Ravenna: «L’opera di Alighieri può arricchire ancora»

Lettera apostolica di Francesco in occasione della giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta. Il testo cita l’udienza di ottobre con l’incontro con la delegazione cittadina per la benedizione della croce posta sulla tomba

Nella lettera apostolica “Candor lucis aeternae” con cui oggi, 25 marzo, Papa Francesco ha voluto ricordare Dante Alighieri in occasione del Dantedì, giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta, non mancano riferimenti a Ravenna.

Bergoglio fa infatti un’ampia introduzione sullo sguardo che i pontefici del Novecento riservarono a Dante, ricordando il sostegno di Benedetto XV ai restauri della chiesa ravennate di San Pietro Maggiore, popolarmente chiamata di San Francesco, dove furono celebrate le esequie dell’Alighieri e nella cui area cimiteriale egli fu sepolto. E ancora Ravenna è lo sfondo dello straordinario gesto di Paolo VI che il 19 novembre, nei giorni conclusivi di un concilio che avrebbe cambiato le sorti della Chiesa, incardinò questo tempo nuovo a Dante, prima facendo dono della Commedia a tutti i padri conciliari, poi donando a Ravenna il 19 settembre 1965 la croce d’oro che è stata ricollocata nella sua veste originale in occasione del restauro della Tomba.

Proprio questa croce, prima di tornare sulla tomba, ha ricevuto la benedizione di Papa Francesco in Vaticano a ottobre, portata da una delegazione cittadina. «Fu certamente quella – ricorda il sindaco Michele de Pascale – un’occasione importante in cui il pontefice sentì quanto forte fosse la presenza di Dante nelle donne e negli uomini della città di Ravenna».

Il Papa ricorda proprio l’udienza: «Ricevendo, il 10 ottobre 2020, la Delegazione dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, in occasione dell’apertura dell’Anno Dantesco, e annunciando questo documento, osservavo come l’opera di Dante possa anche oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto giovani, che accostandosi alla sua poesia in una maniera per loro accessibile, riscontrano, da una parte, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una sorprendente risonanza».

La lettera apostolica termina con un’esortazione: «Esorto le comunità cristiane, soprattutto quelle presenti nelle città che conservano le memorie dantesche, le istituzioni accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza». Il sindaco accoglie queste parole definendole un vero e proprio mandato che la città di Ravenna assume con onore, con responsabilità e con riconoscenza.

Il Dantedì a Ravenna è iniziato solennemente dalla Tomba di Dante con il rabbocco dell’olio che arde, per dono di Firenze, nella lampada perennemente accesa. Eccezionalmente è stato il sindaco a compiere questa operazione quotidianamente effettuata dai custodi della Tomba. «È stato un momento di grande emozione perché la celebrazione dantesca trova a Ravenna certamente il luogo ove davvero Dante è presente e vivo. In questa giornata così ricca e intessuta di futuro, di sogni e di progetti – commenta il primo cittadino – si leva altissima la voce di papa Francesco. La lettera apostolica presenta una ricchezza di visioni e di letture che certamente illumineranno il percorso di chiunque abbia in animo di accostarsi alla grandezza del poeta e commuove davvero quanto Ravenna sia presente nelle parole di Francesco».

L’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, che ha curato la prefazione alla Lettera nell’edizione che uscirà a inizio aprile per Itaca edizioni, commenta il valore di questo documento: «Papa Francesco ci rivela una attenzione speciale per la città, essendo noi ‘i custodi’ della tomba di Dante, esule dalla sua Firenze e pellegrino accolto a Ravenna fino alla morte. E soprattutto ci mette a disposizione una ulteriore riflessione, ricca, densa, coinvolgente, che si colloca nella scia dei documenti dei Pontefici del secolo scorso, dedicati a Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia. Siamo grati a Papa Francesco anche perché ci chiede di rilanciare l’opera dantesca nella scuola, nell’università, dovunque si fa cultura e dove si educa, dove si studia la lingua e la letteratura italiana, nelle facoltà teologiche dove si formano i futuri sacerdoti e docenti, nel mondo dell’informazione, in quello delle arti. Ma soprattutto andrà proposto tra i giovani e gli adolescenti, terreno così bisognoso e pronto a ricevere il buon seme dei valori umani, civili e religiosi che rendono la vita degna e nobile».