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«Vaccini anti Covid: conoscere le rare complicanze è una grande fortuna»

 

Avviamo una collaborazione con il ravennate Giacomo Farneti, responsabile sanitario di Santa Teresa e membro della task force governativa sul Covid 19, ricercatore dell’Istituto Superiore della Sanità. Farneti tratterà a cadenza settimanale un tema relativo alla campagna di vaccinazione e alla pandemia, cercando di fare chiarezza su aspetti non sempre affrontati con la giusta cura dai mezzi di informazione. Ecco il suo primo intervento.

Giacomo Farneti

La Food and Drug Administration (Fda) e il Center for Disease Control and Prevention (Cdc), enti governativi americani che hanno tra i vari compiti il controllo sulla distribuzione dei farmaci negli Stati Uniti d’America, pochi giorni fa hanno deciso di sospendere temporaneamente la somministrazione del vaccino anti Covid-19 prodotto dall’azienda Johnson & Johnson, in via preventiva e cautelativa, per esaminare i dati riguardanti alcuni casi segnalati di un raro tipo di trombosi del sangue correlato a una carenza di piastrine. Questi fattori riscontrati rappresentano una condizione patologica improvvisa che comporta problematiche cliniche a livello della coagulazione del sangue.

Sono state dimostrate alcune rare correlazioni tra la somministrazione dei vaccini e la patogenesi avversa: alcuni dati indicano la possibilità che il vettore del vaccino causi, con una rarità pressoché assoluta (sono stati analizzati sei casi, tra cui un decesso, su 7 milioni e 300 mila dosi somministrate), una risposta immunologica inaspettata.

Rispetto a queste reazioni avverse, occorre comprendere e realizzare quanto prima la fortuna che le attuali generazioni possiedono grazie alla quale, conoscendo la causa di una determinata condizione patologica, indipendentemente dal tipo di vaccino, è possibile trovare una soluzione: essere consapevoli di queste rare potenziali complicanze permette di agire sui sintomi imprevisti per un trattamento tempestivo, come ad esempio – in questo caso – attraverso una combinazione di immunoglobuline ed anticoagulanti.

Grazie al recente responso positivo dell’European Medicines Agency (Ema) e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) circa l’approvazione per l’utilizzo del vaccino Janssen (J&J) la struttura commissariale per l’emergenza si è attivata per distribuire alle regioni le circa 184 mila dosi già consegnate allo Stato.

Il vaccino sviluppato da J&J (Janssen), così come quello di AstraZeneca (Vaxzevria), è un vaccino “ad adenovirus”, ovvero un vaccino che utilizza un vettore per trasportare all’interno delle cellule la sequenza del codice genetico per riconoscere la proteina bersaglio del virus ed impedire l’interazione con i recettori presenti nel nostro organismo.

Il vantaggio principale del vaccino Janssen è quello di essere composto in una unica dose, caratteristica che permetterà- oltre agli aspetti logistici e gestionali – di velocizzare ed ampliare in modo significativo la campagna vaccinale nazionale.

Obiettivamente simile anche se metodologicamente diverso, il vaccino BioNTech-Pfizer (Comirnaty), come il Moderna, è un vaccino “a mRNA”, estremamente innovativi nel loro genere, nei quali vengono utilizzate molecole di acido ribonucleico messaggero che contengono specifiche istruzioni genetiche destinate alle nostre cellule. Questa tecnica rappresenta un approccio scientifico completamente nuovo: a differenza di vari vaccini già presenti, attraverso i quali viene iniettato un virus (o un batterio) “indebolito” oppure una parte di esso grazie al quale il nostro sistema immunitario riconosce “l’intruso” e inizia la produzione di anticorpi che utilizzerà il nostro organismo quando incontrerà il vero virus, nel caso dei vaccini a mRNA vengono inoculate “le istruzioni” per produrre una specifica proteina (quella che il virus utilizza per attaccarsi alle nostre cellule) ed attivare gli anticorpi. Grazie alla somministrazione del vaccino, il sistema immunitario si attiva contro la proteina “spike” del Coronavirus e produce gli anticorpi già formati che, qualora un soggetto entrasse in contatto con il virus, proteggeranno l’organismo dall’infezione.

Oltre all’altissima efficacia degli attuali vaccini anti Covid-19 presenti (ricordiamo comunque che, oltre a quelli ormai noti, in tutto il mondo i laboratori di ricerca hanno sviluppato quasi un centinaio di nuovi vaccini in via di sperimentazione), efficaci fino al 97% nel prevenire la malattia, i vaccini a mRNA sono caratterizzati da una grande “versatilità”. Dal momento che il codice genetico contiene le informazioni per la creazione di una risposta immunitaria, cambiando la sequenza in base alle potenziali varianti sarà possibile aggiornare le istruzioni in modo da contrastare efficacemente l’infezione.

Giacomo Farneti