Le associazioni dei genitori: «Chiusure scuole illegittime, ora risarcimenti»

Con i dati Ausl in mano, l’appello a organizzare il prossimo anno scolastico totalmente in presenza

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Le referenti delle associazioni per la scuola in presenza durante l’incontro con la stampa

Dopo la diffusione dei dati dell’Ausl Romagna – che di fatto “scagionano” le scuole come fonte di contagio Covid – i comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza tornano all’attacco.

A QUESTO LINK IL REPORT AUSL SCUOLE

«Fino a oggi – afferma Stefania Montebelli, referente regionale della rete “Scuola in presenza” e Monica Ballanti, referente del comitato ravennate della rete –  i dati inerenti i focolai scolastici in Romagna sono rimasti nella sola disponibilità di Asl Romagna. Solo ora, a distanza di diversi mesi dai periodi di riferimento di quei dati, e dopo aver tenuto lungamente le scuole superiori in didattica a distanza, viene svelata la realtà».

I genitori aderenti ai comitati regionali della rete “Scuola in presenza” chiedono «di conoscere il motivo per cui l’azienda sanitaria romagnola, pur conoscendo tali dati, ha scelto di sottoporre nuovamente gli studenti alle lezioni a distanza, precisamente dal mese di marzo fino alla fine dell’anno scolastico».

Le associazioni chiedono inoltre «da subito», la messa in atto «di tutte le azioni utili per giungere pronti all’inizio del nuovo anno scolastico, a partire dall’adeguamento dei trasporti pubblici e di tutte le misure necessarie per ripristinare senza ritardi e senza ulteriori penalizzazioni le lezioni in presenza al cento per cento per tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire dal primo giorno dell’anno scolastico 2021/2022. Chiediamo che vengano previsti ristori per le famiglie e per gli studenti penalizzati dall’illegittima sospensione delle lezioni in presenza, risarcimento dei danni derivanti da quanto perso a causa delle errate valutazioni poste in essere sulla base dell’omissione di dati che risulta invece fossero disponibili».

Le associazioni chiedono infine «l’adozione di un protocollo sanitario che non discrimini gli studenti rispetto a tutte le altre categorie, un protocollo analogo a quello in vigore fino a marzo e che anche secondo la stessa Ausl ha funzionato benissimo e che identificava come contatti stretti solo quelli che lo erano effettivamente e non a prescindere tutti gli studenti di una classe, anche se distanziati e con mascherina».

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