Qualità dell’aria: nel 2022 polveri sottili oltre i limiti di legge 1 giorno su 3

In vigore senza interruzione per due settimane e mezzo misure straordinarie per la riduzione. Il piano regionale consente sforamenti per 35 giornate all’anno: la centralina di Ravenna a metà febbraio è già a quota 16

Inquinamento TrafficoLa centralina che misura la qualità dell’aria in via Zalamella a Ravenna ha registrato il superamento del livello limite di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili Pm10 un giorno ogni due da metà gennaio in poi. Un giorno ogni tre per le centraline di Faenza e Cervia. E infatti dal 15 al 31 gennaio in provincia sono rimaste in vigore ininterrottamente le misure emergenziali antismog in aggiunta alle misure ordinarie.
Misure ritornate poi dal 5 febbraio per qualche giorno. Sono numeri che mostrano concretamente il problema di cosa respiriamo. E non è questione solo dell’ultimo mese: per la centralina di via Zalamella in tutto il 2021 c’erano stati 33 giorni di sforamento e 58 erano stati nel 2020 (la normativa regionale ne consente al massimo 35).
Numeri ancora più alti se si tiene conto della centralina Sapir (seppure gestita secondo le procedure del sistema Arpae, non sono in certificazione Iso 9001) installata in zona portuale proprio per valutare l’impatto dell’attività industriale sulle banchine: 69 sforamenti nel 2020, 61 nel 2021 e 15 nel 2022. Per avere un termine di paragone si può dire che il capoluogo di provincia in Italia con il dato peggiore nel 2020 è stato Torino con 98 giorni di sforamento.

Ma un dato ancora più significativo è la media annuale. «Se infatti i giorni di superamento del Pm10 sono un campanello d’allarme dello smog – scrive Legambiente nel suo report Ma l’aria divulgato da poco con l’analisi del 2020 –, le medie annuali rappresentano la cronicità dell’inquinamento e sono il parametro di riferimento per la tutela della salute, come indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo la media annuale per il Pm10 da non superare».
Nel 2020, ultima dati divulgati dall’associazione ambientalista, Ravenna registrò una media di 27.

È lecito domandarsi, come fa la stessa Legambiente, perché pure con le restrizioni applicate a causa dell’emergenza da Covid19 ed il conseguente lockdown tra la metà di marzo e l’inizio di maggio 2020, i valori di inquinamento atmosferico non siano diminuiti nel Paese.
«Il periodo critico dell’inquinamento è quello compreso tra i mesi gennaio/febbraio e novembre/dicembre, dove si registrano i picchi più alti di inquinamento, con marzo e ottobre che invece sono, da un punto di vista delle concentrazioni e dei superamenti, mesi di transizione.
Le restrizioni da metà marzo a metà maggio sono avvenute quindi “fuori stagione” e non sono riuscite a limitare i superamenti dei limiti di legge».
In secondo luogo, le concentrazioni di polveri sottili, in particolare in area Padana, sono sostenute in modo molto limitato da emissioni di fonte primaria, ovvero rilasciate al punto di scarico in atmosfera: «Ad essere sempre più prevalenti sono infatti le polveri di formazione secondaria, derivanti da reazioni chimiche che si verificano direttamente in atmosfera a partire da inquinanti in forma gassosa. Le polveri di formazione secondaria sono prevalentemente formate da microcristalli di sali d’ammonio, la cui fonte prioritaria è l’allevamento del bestiame, attività che non ha avuto alcuna limitazione conseguente al lockdown. Questo, unito alla variabilità climatica, spiega le ragioni del dato medio annuo, che hanno visto una scarsa o nulla riduzione delle concentrazioni medie di polveri sospese, a fronte della sensibile riduzione dell’inquinamento da NOx, la cui fonte prevalente è il traffico».

Polveri Sottili TrafficoChe cos’è il Pm10 e come si forma

Quando si parla di qualità dell’aria si fa riferimento alla sigla Pm10. L’Istituto superiore di sanità spiega cos’è sul suo sito internet: «Con i termini parti- colato atmosferico o materiale particellare ci si riferisce a quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo. La sigla PM deriva dalle iniziali delle due parole inglesi Particulate Matter (tradotte in italiano con il vocabolo materiale particolato), mentre il numero 10 sta ad indicare la grandezza del diametro in micron o micrometri (1 micron = 1 milionesimo del metro).
Il PM10 è formato da un insieme di particelle solide di diversa natura e composizione chimica; può essere del tutto differente da città a città in base allo alla presenza di industrie, ai combustibili utilizzati e al clima. Numerose sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo), possono aderire alla superficie delle polveri sottili determinando effetti sulla salute della popolazione.
Il PM10 è presente nell’aria a seguito di eventi naturali (l’erosione, causata dal vento, di rocce ed altre superfici, la formazione di aerosol marino, le tempeste di polvere, gli incendi o la fuoriuscita di gas dai vulcani) e attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare veicoli a motore.
Il PM10 è infatti uno dei principali componenti dei gas di scarico degli autoveicoli, delle industrie e delle emissioni portuali».

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