Gli alcolisti anonimi, anche a Ravenna: «Con la pandemia è stata più dura»

Il segretario del gruppo di auto aiuto racconta l’impegno messo in campo per continuare gli incontri dei 50 partecipanti

BottigliaPer chi ha una dipendenza dall’alcol, e nelle difficoltà tende a cercare un rifugio nella bottiglia, gli ultimi due anni segnati dalla pandemia sono stati un avversario tenace. «Se un alcolista non poteva contare su conoscenze da frequentare, è stato ancora più difficile vivere da solo i periodi più duri del lockdown. Non c’è dubbio che i momenti di solitudine siano una spinta verso il bere per chi soffre di questa malattia».

Le parole sono del segretario del gruppo Alcolisti Anonimi di Ravenna. Che anche nei momenti più difficili della pandemia hanno portato avanti l’attività di incontro: «Ci siamo fermati solo qualche giorno, per il resto abbiamo fatto di tutto per continuare gli incontri che sono l’unica medicina che abbiamo – spiega Gino, che resta anonimo perché anche i coordinatori del gruppo sono persone che hanno vissuto l’abuso di alcol –. Ci troviamo e condividiamo le nostre esperienze per essere di aiuto a vicenda. Quando la situazione era troppo pericolosa abbiamo fatto incontri in videochiamata, poi abbiamo aumentato gli appuntamenti per farli con gruppi più piccoli».

Se guarda all’ultimo periodo, iniziato già prima della pandemia, Gino vede un aumento delle persone che si avvicinano al gruppo: «Oggi siamo circa 45-50. E non c’è un profilo prevalente: non ci sono distinzioni di cultura, di professione, di sesso, di età. Qualcuno teme di incontrare qualche conoscente e a tutti dico la stessa cosa: se vi incontrate da noi avete entrambi lo stesso problema».

Di solito si rivolgono al gruppo dopo i 40 anni «perché prima non percepiscono di avere un problema».

Ultimamente però sono sempre di più i giovani. Parole dettate dall’esperienza diretta: «Quando è capitato di fare momenti di sensibilizzazione in località come Marina di Ravenna non è difficile vedere che attorno ai giovani scorre solo alcol». Si comincia con le bevute confinate a qualche serata e poi si sconfina: «Molti pensano di poter limitare il consumo al venerdì e al sabato. Poi si aggiunge il giovedì e via dicendo…».

Ma come riconoscere un alcolista? Come capire che si ha un problema con l’alcol o che ce l’ha chi ci sta accanto? «Il bevitore sociale è quello che consuma alcol nella mangiata con gli amici. L’alcolista è quello che non ha la capacità di gestire l’alcol. Subentra la compulsione e dopo il primo bicchiere arriva il secondo e via di seguito senza controllo. Fino ad arrivare al momento in cui si avverte il bisogno di alcol al mattino e a quel punto è palese».

Gino, sobrio circa trent’anni, non ci gira attorno: «Chi beve è convinto che nessuno attorno se ne accorga e invece lo capiscono tutti».

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