Relazionarsi con gli altri partendo dal proprio corpo, anche in tempo di Covid

CorpoGiochi, ideato da Monica Francia, ha lo scopo di liberare adulti e bambini dalla routine e aiutarli ad accettare se stessi e il prossimo. «Con la pandemia abbiamo lavorato sulla giusta vicinanza»

Monica Francia

Monica Francia in uno scatto di Alessandra Dragoni

Incontriamo la “danzautrice” ravennate Monica Francia nel suo studio, per fare il punto sul suo progetto didattico/performativo CorpoGiochi che da quasi vent’anni si prefigge di affrancare i corpi di adulti e bambini – canonicamente incastrati in una serie di movenze e rituali imposti dalla quotidianità e ormai lontani dalla loro naturale libertà di espressione – e su come l’avvento
della pandemia abbia inciso sul progetto.

Il metodo nasce grazie ad anni di ricerca artistica e personale di Monica che si avvicina alla danza da giovanissima, considerando il movimento la forma d’arte e d’espressione più libera da esplorare e, contemporaneamente, la più intrappolata in una serie di diktat ai quali il suo corpo rifiuta di piegarsi.
«Trovo che la danza tradizionale sia l’insieme di codici per eccellenza: le strutture, i passi, le costrizioni e omologazioni subite da corpo e psiche nella pratica di questa disciplina mi hanno spinto, nei primi anni ‘70, a prendere un volo per New York, con lo scopo di scoprire nuove tecniche di corporeità e approcciare alla danza di ricerca, dove fisicità non canoniche sono libere di esprimersi senza costrizioni. Nel periodo trascorso negli Stati Uniti ho capito che questo tipo di indagine non era solo possibile, ma anche estremamente rivoluzionaria e necessaria al mio percorso autoriale». Così ci racconta Monica, che ha poi deciso di importare questa filosofia nella sua Ravenna, partendo da quella che allora era la sua compagnia artistica, la Linea Maginot – gruppo che ha visto tra le sue fila anche coloro che sarebbero diventati i fondatori del Teatro delle Albe.

Prima della nascita di CorpoGiochi vengono alla luce festival come  “Lavori in pelle” e “Ammutinamenti”, dove danza contemporanea e performance si uniscono in un atto di coinvolgimento ed emozione, e le “incursioni di danza d’autore” un insieme di performance che vedevano i danzatori spingersi ad incontrare il pubblico al di fuori dello “spazio sicuro” del teatro, esibendosi in spazi urbani o su mezzi di trasporto pubblici al fine di stupire e trascinare dentro l’evento l’ignaro spettatore.

Poi la voglia e l’urgenza di creare qualcosa di diverso: «La particolarità del progetto CorpoGiochi è invece quella di non avere spettatori. Questo tipo di danza relazionale vede coinvolti tutti i partecipanti al fine di raggiungere nuove consapevolezze su sé stessi, sul proprio corpo e su chi ci sta intorno, tramite la liberazione del movimento dalle strutture e sovrastrutture nelle quali è ingabbiato».

Festival Ammutinamenti Foto Di Dario Bonazza

CorpoGiochi al festival Ammutinamenti  (foto Dario Bonazza)

«Il punto di svolta – continua Monica Francia – è stato l’ingresso del metodo CorpoGiochi all’interno degli spazi scolastici, dove gli alunni, ma anche gli insegnanti, vengono educati alla consapevolezza di sé, alla loro autenticità, unicità e vicinanza con il prossimo. Allenare le persone a chiedersi “io chi sono?” e “in che modo posso davvero esprimere me stesso?” diventa tramite CorpoGiochi una vera e propria materia d’interesse scolastico».

CorpoGiochi2

Laboratorio CorpoGiochi a scuola

L’intento per Monica non è però unicamente didattico o pedagogico, ogni laboratorio si trasforma per lei un atto di performance partecipativa dove, in un’ottica di totale inclusività, «anche i più piccoli si rendono conto che chiunque può diventare un performer, portando poi anche fuori dalle mura scolastiche gli insegnamenti ricevuti, senza più avere paura del giudizio, vergogna di sé e del proprio corpo».

Negli ultimi anni però, l’avvento del Covid-19 e le severe misure restrittive a esso collegate hanno avuto inevitabili ripercussioni su un progetto basato su concetti come aggregazione e fisicità, che ha però saputo trasformare quelli che potevano essere gravi limiti (come l’obbligo del rispetto della distanza sociale o la didattica a distanza) punti di forza per la diffusione del laboratorio: «L’impossibilità di poter accedere liberamente a tutte le aree scolastiche e la necessità di vedere gli alunni “confinati” nelle loro postazioni ha in realtà aiutato a istituzionalizzare il laboratorio all’interno delle classi, non più relegandolo esclusivamente alle palestre, dando quindi inevitabilmente maggiore valenza all’aspetto curriculare degli incontri, più che a quello ricreativo».

CorpoGiochi nel rispetto delle normative antiCovid

CorpoGiochi nel rispetto delle normative anti Covid

Seguendo questa linea di adattamento e reinvenzione, proprio nei mesi più aspri del lockdown, vista l’impossibilità di agire fisicamente all’interno di scuole e gruppi di persone, nasce il progetto “Body attack: giochi domestici per congiunti elastici”, dedicato a portare la filosofia di CorpoGiochi non solo in luoghi istituzionali, ma anche all’interno delle case, coinvolgendo intere famiglie e accrescendo così la fiducia e l’unione tra i famigliari, assottigliando invece lo stacco generazionale. «L’idea di CorpoGiochi in un periodo dove regnano termini come distanza sociale e assembramento è di lavorare su quella che è la giusta vicinanza, piuttosto che la giusta distanza».

L’idea di CorpoGiochi, così come la sua creatrice, non fa parte una realtà statica e monolitica, ma di «un insieme vagante, mutevole e imprevedibile», ed è proprio grazie a questa sua intrinseca ecletticità che da oltre vent’anni si diffonde e si evolve, mantenendo invariato il fine performativo e sociale che ha dato vita all’idea.

Proprio invece di questa creatività e voglia di rinnovo, Monica ci anticipa anche quello che è l’ultimo progetto a portare la sua firma: un gioco di società, che verrà presto presentato nelle scuole in accompagnamento ai laboratori, creato in collaborazione con l’associazione Linea Rosa e il Comune di Ravenna, con il sostegno della Regione e il contributo dei Comuni di Cervia e Russi.
Il gioco, intitolato “I choose game” sperimenta tramite la casualità del lancio di dadi il superamento di una serie di prove fisiche e corporali finalizzate alla sensibilizzazione sul tema della violenza, senza mai citarla esplicitamente, ma dando modo ai giocatori di acquisire maggiore coscienza del proprio corpo e dei limiti che esso ha in relazione agli altri.

Riprese e montaggio di Lorenzo Drei
Contributi video esterni:
Azione Capovolta Promo 3:
https://vimeo.com/680945165
Congegno Emotivo:
https://vimeo.com/633068935
Promo CorpoGiochi 2022 – Resti la voglia di vicinanza:
https://vimeo.com/671687599

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