Nella pineta di Classe circa 700 daini. In regione ne vengono uccisi 6.500 all’anno

Deserta l’indagine di mercato del Parco del Delta per la loro cattura, ma secondo le linee guida del ministero vanno eradicati

Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti

Foto di Willy Maurizio Cazzanti

Fuggirono da un allevamento amatoriale di un’azienda agricola più di venti anni fa e si rifugiarono nella pineta di Classe. Che problemi vuoi che diano 15-20 daini? Adesso, secondo le autorità, stanno distruggendo la biodiversità dell’area perché si stima che siano diventati circa settecento (in crescita continua al ritmo del 30 percento all’anno) in una zona dove storicamente il daino non è mai stato presente. Ma i circa mille ettari di bosco non bastano nemmeno e così a branchi escono in cerca di cibo nelle campagne circostanti spaziando su altri 1.500 ettari dove pascolano distruggendo le coltivazioni agricole.

L’area dove è insediato il nucleo di ungulati è al 90 percento zona protetta all’interno dei confini del Parco del Delta del Po e tocca all’ente di gestione ridurre il numero degli animali.

Ma sono le linee guida del ministero per la Transizione ecologica (una volta chiamato dell’Ambiente) a definire il daino come specie para autoctona che può essere conservata solo in alcuni areali storici del territorio nazionale tra cui alcune zone sull’appennino emiliano-romagnolo. I nuclei in pianura, invece, vanno eradicati.

Ogni anno in Emilia-Romagna vengono abbattuti circa 6.500 esemplari tramite piani di controllo e di prelievo in caccia.

Per la pineta di Classe, fino al 2018 quando arrivò il primo piano faunistico della Regione, c’era un piano annuale di abbattimenti solo nell’area di caccia tra il parco e la statale (quella non di competenza del Parco del Delta, ma della stessa Regione). Ma erano pochi i cacciatori che sfruttavano quella possibilità per via delle tensioni con il mondo ambientalista.

L’Ispra – l’iIstituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sotto la guida del ministero – stabilisce che la strada maestra per l’eradicazione sia l’abbattimento e fissa a 30 il limite numerico di quelli trasferibili in altre parti dopo la cattura. È una possibilità che la Regione intende percorrere perché sono pochi gli esemplari nelle superfici di sua competenza.

A breve Bologna pubblicherà un’indagine di mercato per la ricerca di operatori interessati alla cattura per detenzione a scopo amatoriale dopo la sterilizzazione. Dovrebbero quindi essere esclusi gli allevamenti a scopo alimentare che invece non erano stati esclusi dalla ricerca del Parco del Delta, poi andata deserta.

«Un intervento che riduca la presenza dei daini è indispensabile, non si può più aspettare – dice il biologo ravennate Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta da luglio 2021 –. Se siamo in questa situazione è proprio perché non si è fatto niente in passato quando ci sono state reazioni contrarie».

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