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Scuole superiori: iscritti totali in crescita, in calo chi sceglie i professionali

I dati degli istituti in provincia di Ravenna alla vigilia dell’apertura del periodo (8-31 gennaio) per presentare le domande di ammissione: dalla terza media usciranno 3.600 alunni, il 4,8 percento in più di un anno fa. In dieci anni i percorsi che preparano al mondo del lavoro hanno perso un terzo degli studenti

Il 9 gennaio si apriranno le iscrizioni alle scuole superiori per gli alunni che andranno in prima e ci sarà tempo fino alla fine del mese. In provincia di Ravenna sono attese 3.609 domande (corrispondenti agli alunni attualmente in terza media) che saranno il 4,8 percento in più di quelle presentate lo scorso gennaio. Se si considera che a giugno faranno la maturità 2.976 studenti, allora si può anche dire che la popolazione studentesca provinciale delle superiori aumenterà del 3,7 percento rispetto ai 16.986 odierni (se si aggiungono i 29mila nella fascia 3-14 anni si ottiene il totale di chi occupa un’aula in una delle duemila classi attive in provincia). Sono dati che provengono dalla Provincia, ente competente per gli istituti superiori.

«Lo scenario demografico ci dice che ancora per un paio di anni vedremo aumentare gli studenti delle superiori – spiega la consigliera provinciale Maria Luisa Martinez con deleghe a Istruzione e Edilizia scolastica –. Poi ci aspettano un paio di anni di stabilità e poi anche alle medie di secondo grado cominceremo a vedere il calo che già stiamo vedendo alle elementari».

Con il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Paolo Bernardi, osserviamo l’evoluzione delle scelte degli studenti. I 3.443 frequentanti la prima superiore nell’anno in corso sono così ripartiti: 18,9 percento ai professionali, 40,5 ai licei e 40,6 ai tecnici. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a una riduzione della distanza fra tecnici e licei – spiega Bernardi –. Oggi siamo alla parità che è un dato quasi clamoroso per quello a cui eravamo abituati. Una motivazione si può trovare nel grosso impegno messo dalla Provincia per la promozione dell’istruzione tecnica che può produrre figure ambite dal tessuto economico locale».

Andando indietro di dieci anni la ripartizione era tutt’altra: 30 percento ai professionali, 33 ai tecnici e 37 ai licei. «Il dato che balza all’occhio è ovviamente il crollo delle iscrizioni ai professionali – continua Bernardi – che si verifica pur di fronte a un aumento del totale degli iscritti». Una possibile spiegazione, secondo il provveditore, sta nel percorso di riforma che ha riguardato questa fetta dell’istruzione: «L’utenza è un po’ disorientata. E soprattutto c’è la concorrenza della formazione regionale. Mi spiego meglio: la scelta di un professionale è fatta di solito da chi vuole raggiungere l’adempimento dell’obbligo scolastico ma punta a entrare nel mondo del lavoro. È una possibilità alla fine del triennio ma a quel punto a molti sembra più logico iscriversi a un corso professionalizzante che è comunque di tre anni».