Il prof di Georischi: «L’espansione delle città fa aumentare l’acqua nei fiumi»

Antonellini: «Per evitare allagamenti servono manutenzioni e casse di espansione»

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Boncellino

«Ai primi di maggio in alcune zone in poche ore è caduta la pioggia di tre mesi, ma non mi aspettavo il cedimento degli argini. L’opinione scientifica che posso dare sul perché è fondamentalmente una questione di manutenzione». Marco Antonellini è professore associato all’università di Bologna e tiene i corsi di Georischi e Idrologia ambientale al campus di Ravenna.

«Da diverso tempo chiunque salga sull’argine di un fiume può vedere che c’è tantissima vegetazione, addirittura boschi. In particolare in primavera il fogliame cresce e la presenza è ancora più fitta. Tutto questo non fa che rallentare lo scorrimento dell’acqua. Si vede anche guardando le foto aeree del punto dove ha rotto il Lamone a Boncellino: c’è un’ansa, l’alveo è stretto e c’è un boschetto. Se poi la vegetazione viene trasportata può accadere l’effetto diga in corrispondenza dei ponti».

Il docente riconosce l’aspetto paesaggistico della vegetazione ma non può essere l’unica istanza tenuta in considerazione: «Serve una progettazione che pensi sia alla naturalità e sia al rischio idraulico. Se si vuole favorire l’ambiente naturale si possono sfruttare le casse di espansione che offrono un doppio servizio: possono diventare foreste umide che offre rifugio alla fauna e in caso di emergenza idraulica possono accogliere acqua in eccesso in un ambiente arginato che eviti la dispersione nelle campagne. Un bell’esempio in questo è stato fatto a Campotto, nel Ferrarese».

Le cosiddette casse di espansione o di laminazione sono l’unica risposta realizzabile: «Non possiamo modificare gli alvei dei fiumi che sono stati costruiti dagli scariolanti all’inizio del ‘900. Erano stati pensati per un altro tipo di gestione idraulica. Ora le cose sono diverse e servono correttivi». Il cambiamento dei tempi è dato anche dall’urbanizzazione: «L’espansione delle città toglie superficie di campagna e quindi fa aumentare l’acqua che finisce nei fiumi».

Il messaggio per il futuro è chiaro: «Facciamo manutenzione allo stato attuale dei fiumi e realizziamo opere che possano accogliere le piene».

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