Un supporto (anche legale) per chi è discriminato: «45 richieste in pochi mesi»

Primi bilanci per il centro dedicato alla comunità Lgbti+ aperto in marzo a Ravenna. Al via una campagna di comunicazione

CAD lgbti+

È attivo a pieno regime dallo scorso marzo il Centro Antidiscriminazioni Lgbti+ di Ravenna, nato da un’idea di Arcigay e realizzato con il sostegno di Unrar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Si tratta di uno sportello di ascolto e prima accoglienza per persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, non binarie, intersessuali, asessuali e le loro famiglie, coprendo l’intero territorio romagnolo. 

In questi mesi si sono rivolte allo sportello gratuito di via Berlinguer 7 quarantacinque persone, per la maggior parte cittadini ravennati. Dopo un primo colloquio conoscitivo, dove vengono messe in risalto problematiche e necessità dell’assistito, il centro è in grado di offrire alle vittime di discriminazione una serie di consulenze psicologiche gratuite, in grado di stabilire l’eventuale necessità di un percorso più duraturo e approfondito e un aiuto legale stragiudiziale, anch’esso gratuito. 

La maggior parte delle persone richiedenti aiuto, secondo i dati forniti dal centro, ha un’età compresa tra i 40 e i 60 anni, e si è rivolta allo sportello per casistiche che vanno dall’aggressione omofoba alla ricerca di informazioni sulla transizione di genere, passando per l’elaborazione del coming out o il desiderio di socializzazione in ambienti sicuri: «Sebbene ci capiti di lavorare anche con giovani e adolescenti, le cui storie vengono spesso segnalate dai loro insegnanti, le nuove generazioni si mostrano più aperte nei confronti delle diversità e della sessualità. Molti dei nostri assistiti di età più avanzata invece ci dicono che avrebbero desiderato una realtà come la nostra ai tempi della loro gioventù», racconta Ciro Di Maio, coordinatore del Centro e presidente di Arcigay Ravenna. 

La richiesta principale rivolta in questi mesi però riguarda la formazione. Sono già stati organizzati 6 corsi tra Ravenna e Rimini rivolti a 75 persone tra operatori socio-sanitari, docenti, operatrici dei centri anti violenza e professionisti della comunicazione come giornalisti o social media manager. Oltre agli eventi formativi, sono stati organizzati eventi pubblici divulgativi, al fine di sensibilizzare i cittadini su tematiche come il femminismo, l’omosessualità e l’accettazione di genere, in occasione di giornate come il Coming Out Day o la Giornata mondiale della Visibilità Lesbica. «A questo tipo di incontri partecipano molti famigliari di membri della comunità Lgbti – spiega Di Maio – si tratta spesso di un primo passo per imparare a conoscere e capire i propri figli o cari e le loro necessità».

Tra i progetti futuri, anche l’apertura di uno sportello al polo universitario ravennate, fortemente richiesto anche dagli studenti stranieri (il progetto è stato presentato durante la presentazione del nuovo anno del corso di International Coopertaion and Human Rights), e la volontà di allestire spazi e momenti sicuri per la socializzazione, come serate e aperitivi in un ambiente aperto e tollerante, in grado di coinvolgere e unire persone nuove, con bagni di genere neutrale che non costringano a coming out forzati. «Allestire questo tipo di eventi nella città di Ravenna non è facile – continua il coordinatore – la maggior parte degli imprenditori si mostra reticente verso l’iniziativa, spingendo anche i membri della comunità più attive a preferire cittadine limitrofe per l’organizzazione e la partecipazione a serate lgbti+ friendly». 

In uscita prossimamente anche un podcast, Queer family (omaggio a Michela Murgia) realizzato con il supporto di Unrar, dove in tre puntate verranno affrontati i temi del coming out, dell’affermazione di genere e della non monogamia etica, dando spazio alle storie e alle voci di persone completamente diverse tra loro, racchiudendo in ogni puntata più sfaccettature di un solo tema. 

Sempre grazie a Unrar è stata lanciata la campagna di comunicazione social e cartacea dove lo slogan di promozione turistica comunale “Io vado a Ravenna” diventa l’ispirazione per il motto “Io vado al Centro Antidiscriminzione Lgbti+”, in una serie di comunicazioni che mette in risalto alcune delle criticità più diffuse nella società come omo-transfobia, misgendering, intolleranza religiosa, incertezza e mancanza dei diritti per le famiglie omogenitoriali.

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