La mamma ribelle senza auto e tv, per una famiglia green a impatto (quasi) zero

La faentina Linda Maggiori il 9 dicembre alla Rocca Brancaleone racconta la sua vita da attivista ecologista con quattro figli: «Cerchiamo di educarli, a volte contestano qualche scelta. Cellulare in terza media, ma usato o di materiali riciclati»

Linda Maggiori

A seguito di un grave incidente stradale che, dodici anni fa, distrusse l’automobile condivisa con il marito, una donna faentina di origini marchigiane ha trovato il modo di trasformare un disagio inaspettato nell’occasione per riflettere sulla propria impronta ecologica, modificando via via abitudini date per scontate e arrivando così a mantenere una famiglia di sei persone con un minimo impatto ecologico. Linda Maggiori, giornalista freelance e scrittrice, ha scritto un libro, Mamme Ribelli. Le mille battaglie da Nord a Sud contro l’inquinamento e per la salute di tutti (Terra Nuova Edizioni), e ne parlerà sabato 9 dicembre alle 18 alla Rocca Brancaleone di Ravenna, nell’ambito della rassegna di incontri curata da Ivano Mazzani, in dialogo con l’attivista ambientalista Marina Mannucci.

Il passaggio dalla rinuncia all’automobile a una vita a impatto quasi zero è stato una scelta radicale o un cambiamento graduale?
«C’è sempre stata una grande sensibilità verso l’ambiente. Io e mio marito Giovanni Angeli vivevamo in modo attento e eravamo volontari di associazioni ecologiste. Dopo l’incidente, la paura della guida si è trasformata nell’occasione per mettere in pratica i nostri ideali. Questa scelta ha portato con sé tante critiche e soprattutto provocazioni, le persone ci dicevano che anche senza macchina continuavamo a inquinare mangiando carne, o smaltendo rifiuti. Invece che reagire ai commenti con rabbia, li abbiamo presi come uno stimolo per fare sempre un passo in più verso la tutela dell’ambiente».

È possibile vivere senza produrre rifiuti?
«Ovviamente vivere a impatto zero è impossibile. Cerchiamo di fare del nostro meglio, partendo dalla cucina, che è forse il luogo dove si producono più rifiuti in casa: acquistiamo quasi esclusivamente da piccoli produttori biologici locali, attraverso canali come il Bio Marchè o il Gas (Gruppo Acquisto Solidale, ndr). Compriamo gli ingredienti sfusi come zucchero e farina in grandi quantità che conserviamo in sacchi riutilizzabili, utilizziamo contenitori in vetro per succhi e bevande, ma anche per dentifricio e cosmesi. Grazie all’orto comunale poi abbiamo la possibilità di autoprodurre qualche alimento e di riutilizzare i rifiuti organici come fertilizzanti con il compost. Io e mio marito seguiamo una dieta vegetariana, consumando raramente cibi di derivazione animale. I nostri quattro figli invece sono onnivori per loro scelta, ma consumano esclusivamente carne biologica di piccoli allevatori locali, non più di due volte a settimana».

Per quello che riguarda la gestione energetica della casa invece?
«Viviamo in un condominio degli anni 70’/80’, ristrutturato in modo da essere indipendente dal metano. Ci avvaliamo di pannelli fotovoltaici e pompe di calore e, non disponendo di una batteria di accumulo, siamo soci di una compagnia che fornisce energia rinnovabile».

Qual è il vostro rapporto con la tecnologia?
«Cerchiamo di farne il minor utilizzo possibile. Non abbiamo televisione e consolle, ma l’avvento del Covid ci ha spinto all’acquisto di un secondo pc per permettere ai nostri figli di studiare, e intorno alla terza media abbiamo ceduto alla richiesta di un cellulare. Preferiamo comunque acquistare usato o “fair phone”, telefoni modulari con pezzi sostituibili prodotti con materie prime riciclate. I social invece sono necessari per la promozione del mio lavoro, ed è difficile tenere lontani da Instagram e TikTok gli adolescenti, ma cerchiamo di limitarne l’utilizzo».

Come si adatta questo stile di vita ai più piccoli?
«Abitiamo in centro città e questo garantisce a tutti i nostri figli una perfetta integrazione con i coetanei. Frequentano scuole pubbliche e fanno sport. Fin da piccoli sono autonomi con l’utilizzo della bici, cosa che infonde loro anche un senso di libertà e responsabilità, rendendoli protagonisti attivi del movimento e contrastando i problemi di sedentarietà infantile. Dal nostro canto cerchiamo di impegnarci nella lotta per la sicurezza stradale: crediamo che siano i genitori a doversi attivare per una città più sicura e non i bambini a starsene reclusi in casa o in macchina. I nostri figli hanno 15, 13, 10 e 6 anni, e fin dall’infanzia cerchiamo di educarli spiegando loro la ragione delle nostre scelte. A volte gli adolescenti ne contestano qualcuna, e questo ci spinge a dei momenti di dialogo e ragionata discussione insieme a loro. Resta il fatto che non siamo degli integralisti, e cerchiamo sempre il giusto compromesso. Ad esempio sono sportivi e attenti in prima persona alla loro alimentazione, ma nessuno gli vieta di festeggiare il compleanno di un amico al McDonald».

E per quello che riguarda le vacanze?
«Inizialmente sono state la cosa più difficile da organizzare, e spesso chiedevamo la macchina in prestito ai nostri genitori. Negli anni poi e con la crescita dei bambini è stato più facile progettare itinerari con il mio mezzo preferito, il treno. Sono una grande appassionata di storia ferroviaria e amo pianificare viaggi su rotaia. Abbiamo avuto modo di visitare gran parte dell’Italia, arrivando anche in Germania. Anzi, ho scoperto che da Faenza è più facile arrivare a Berlino che nelle Foreste Casentinesi. Sull’argomento ho scritto anche un libro, “Guida per viaggiatori senz’auto”».

Come porta avanti il suo attivismo fuori dalle mura di casa?
«Sono blogger e articolista per varie testate che trattano di green. Ho pubblicato anche diversi libri sull’argomento, l’ultimo si chiama “Mamme Ribelli”, parte dalla mia storia e racconta quella di tante altre mamme d’Italia che si trovano in situazioni ancora più compromesse, continuando comunque a lottare contro l’inquinamento. Faccio parte delle associazioni “Fuori dal fossile” e “Faenza Ecologica”, dove lottiamo contro gli impianti inquinanti e clima alternanti in provincia. Soprattutto per quello che riguarda il prossimo avvio del rigassificatore, che ci legherà per oltre trent’anni all’utilizzo del fossile e il metanodotto sulla “Linea adriatica”. Ci impegnano anche a combattere la retorica dell’Emilia Romagna come “Food e Motor Valley”, perché crediamo vada a finanziare gli aspetti sbagliati della nostra bellissima regione. Queste lotte però mi hanno causato anche querele e denunce, l’ultima per diffamazione dal comandante dei vigili di Faenza, ma anche da un imprenditore di allevamento intensivo e minacciata da una cooperativa edile. Sono difesa dall’associazione per la libertà di stampa “Ossigeno per l’informazione”».

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