A Sanremo 2024 i pezzi buoni ci sono, sono più del solito e sono cantati da artisti che ci credono molto, il che aiuta
Voi non avete idea di quanto faccia schifo a un “critico musicale” mettere i voti numerici. Mettetevi nei suoi panni: si impegna un sacco per scrivere cinque o sei righe che inchiodino un pezzo, che (vi insegnano da piccoli) è come danzare di architettura. Poi la rivista impone di mettere un voto numerico, e quel voto è tutto ciò che la gente leggerà mai della recensione. Non voglio fare questa cosa oggi. Mi scuserete.
Non ho resistito fino alla fine della serata, non è fisicamente possibile se hai una vita: ho recuperato alcuni pezzi il giorno dopo su RaiPlay. Inizierò dicendo che trovo molto soddisfacente il livello medio di questo festival e che credo che i pezzi buoni ci siano, che siano molti più del solito e che siano cantati da artisti che ci credono molto, il che aiuta. Andiamo!
Ecco le pagelle (senza numerino) della prima serata di Sanremo 2024
CLARA è un mescolone di canzona Elodiana con in mezzo un po’ di inutile Fred Again in rappresentanza di quell’idea – abbastanza condivisa nei piani alti del gotha degli autori sanremesi (l’impressione, se date credito agli annunci, è che se mettete assieme 7 nomi avete il 75% delle canzoni in gara) che se metti due rumori di barattolo campionati puoi rivendere la stessa merda di vigogna per 35 anni senza che nessuno righi l’auto di nessun altro.
SANGIOVANNI alla prima serata sembra la versione senza grassi di Mostro, la canzone con cui gIANMARIA ha rubato la scena lo scorso Sanremo, anche se poi Gianmaria l’anno scorso non ha rubato nessuna scena e credo che questo sia più o meno il destino di Sangiovanni quest’anno.
La prima sera ascolti LA SAD per capire se puoi usarli le sere successive per programmare la pausa pipì – e indovina un po’? – un testo con un forte messaggio sociale. Non ho niente contro i forti messaggi sociali ma trent’anni e passa di frequentazioni del festival mi hanno insegnato che quel palco è il posto peggiore per veicolarli.
GHALI non è orrendo ma nella sua versione sanremese sembra tipo il cantante di un gruppo chiamato Ghali a cui gli ex-membri hanno intentato causa per l’appropriazione indebita del nome.
Dei NEGRAMARO ho letto da diverse parti che avrebbero vinto alla grandissima e vorrei che mi portassero chi ha scritto questa cosa e uno di quei palloncini che quando li schiacci viene fuori il rumore delle scorregge; non è che la canzone sia pessima, ma con il non-pessimo non si vince il Festival.
ANNALISA è talmente carica e padrona del palco che tutto quello che succede nella mezz’ora successiva sembra risuonare di quella musica d’arpa che davano quando in Tv c’era ancora l’intervallo. Probabilmente non vincerà, in molti si stanno lamentando della canzone, dicono che è il solito pezzo di Old Annalisa e/o un testo banale, ripetendo a pappardella lo stesso pippone che Morgan fece a X-Factor due o tre mesi fa. Capirai.
Detesto MAHMOOD: è sempre perfetto, sempre da podio, ma spero che arrivi sotto il decimo posto per puro amore d’alternanza.
DIODATO è in una posizione pessima: torna dopo aver vinto e senza aver particolarmente spaccato l’immaginario. Ma la canzone c’è (britpop-Cremonini-diodatismi vari) e lui sta sul palco da dio.
Con GEOLIER ricominciamo l’interessantissimo dibattito sul rap a Sanremo sì/no in un’oggettiva realtà nella quale nessun rapper ha MAI portato a Sanremo un pezzo da storia del rap, e del resto non eravamo qua ad aspettare che ci pensasse Geolier.
ALESSANDRA AMOROSO alla prima partecipazione sta un po’ a metà tra il concorrente e il superospite, uno status che storicamente ti garantisce un ottimo piazzamento ma quasi mai la vittoria. Lei canta la sua cosa, che non è decisamente la mia cosa, ma sul tardi della canzone ti convince di essere venuta con la voglia di fare benissimo.
THE KOLORS non possono che rifare Italodisco e quindi rifanno Italodisco, mi spiace arrivare il giovedì mattina a dirvi una cosa che sapevate già quando avete imparato che i The Kolors sarebbero andati a Sanremo.
Non sono particolarmente fan di ANGELINA MANGO ma ero particolarmente fan di suo padre, lei ha in mano un pugnale per il mio petto, vale a dire che nella sera delle cover eseguirà La Rondine e io sono qua in attesa. Inciso: la serata delle cover non è più una cosa per riempire 5 serate ma un momento fondamentale della gara in cui i vari artisti sono chiamati a costruire la distanza tra loro e quelli simili a loro. Fino a quel momento devono tenere botta e Angelina Mango tiene botta alla grande.
Molto bene IL VOLO, perché anche i più devoti sanremisti hanno bisogno di un nemico e i tre non ci risparmiano una goccia di pacchiano.
BIG MAMA ha un bel pezzo e una bella presenza scenica ma purtroppo è a questa altezza che iniziano i problemi coi pezzi tipo quello di Big Mama, la maggioranza assoluta – diciamo una sorta di deep pop micropolitico da ballare con un break dentro la canzone; a Sanremo essere diversi dagli altri paga spesso, a patto di essere diversi in un modo accettabile – in sostanza se i pezzi sono tutti cassa-pop si danneggeranno a vicenda e le canzoni lagnose, in minor quantità, hanno più probabilità di vincere il festival.
EMMA bravissima ma forse avevo costruito su di lei un’aspettativa troppo alta (pensavo fosse stato un Sanremo di rinascita alla Mia Martini, è stata solo una bella interpretazione, per un pezzo che si mescola troppo nella media bigmamiana).
NEK&RENGA hanno qualcosa di orgoglioso nel loro porsi ma anche qualcosa di orrendo nel loro continuare a porsi, vestigia di un passato con cui nessuno sembra voler avere a che fare, me compreso, e quindi passo all’inevitabile Supereroi pt II di MR. RAIN, probabile posizione alta in classifica, niente di interessante.
BNKR44 che portano Governo Punk, altra pausa-pipì per le sere a venire, e francamente pure GAZZELLE deludente. Io non amo Gazzelle ma ero convinto che avrebbe fatto una grandissima figura itpop-sanremese e francamente, alla prima uscita, non sembra nel suo ambiente. Spero in un boost di confidenza che lo faccia crescere sul finale, il pezzo secondo me non lo aiuta, non tanto in sé e per sé ma più come insieme di cose.
ROSE VILLAIN tenta di tenere insieme la canzona lacrima uggiosa e il pezzo dènz, è un frankenstein curioso ma spero non si piazzi sopra il decimo posto.
I SANTI FRANCESI sono dei grandi artisti o almeno sul palco danno l’idea di pensare di esserlo, non ho niente in contrario ma quando è finito il pezzo ti senti come alla fermata nel momento in cui ti rendi conto che l’autobus che stai aspettando passa solo nei festivi e prefestivi.
Per FRED DE PALMA ci si aspettava un momento uber-tamarro che non è arrivato e non so decidere qui se è un bene o un male. MANINNI molto meglio di quel che pensassi, tanto crederci, un pezzo assolutamente salvabile. ALFA e IL TRE no, ma forse l’ora è tarda e suonare la prima sera per ultimo e penultimo non t’aiuta.
* Francesco Farabegoli, tra le altre cose, scrive di musica su Rumore